Si producono più rifiuti e si differenzia di più: il Sud non è spacciato
Gli italiani producono più rifiuti ma li differenziano anche di più con il Mezzogiorno che migliora e accorcia il divario con Centro e Nord. Ancora insufficiente, invece, la percentuale di riciclo al 52,3%, in crescita guardando al 50,8% del 2023 ma indietro rispetto all’obiettivo del 55% di quest’anno e del 60% nel 2030. Proprio su riciclo e riutilizzo, la Commissione europea ha deciso di andare avanti nell’iter di infrazione al nostro Paese per non aver recepito correttamente – entro il termine del 5 luglio 2020 – la direttiva quadro, che fissa “obiettivi vincolanti per il riciclaggio e per il riutilizzo” dei rifiuti urbani. L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere e adottare le misure necessarie altrimenti il caso potrebbe finire sul tavolo della Corte di giustizia dell’Unione. La fotografia della situazione italiana è contenuta nell’edizione 2025 del rapporto Rifiuti urbani dell’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ente pubblico sotto la vigilanza del Mase) presentato oggi. Emerge che l’anno scorso ne sono stati prodotti quasi 30 milioni di tonnellate (29,9 per la precisione, il 2,3% in più rispetto al 2023). La raccolta differenziata è aumentata a livello nazionale al 67,7%, con il Nord al 74,2%, il Centro al 63,2% e il Sud al 60,2%. Le migliori performance sono di Emilia-Romagna (78,9%) e Veneto (78,2%) ma anche la Sardegna fa bene (76,6%), come peraltro il Trentino-Alto Adige (75,8%), la Lombardia (74,3%) e il Friuli-Venezia Giulia (72,7%).
Superano l’obiettivo del 65% anche Marche (71,8%), Valle d’Aosta (71,7%), Umbria (69,6%), Piemonte (68,9%), Toscana (68,1%), Basilicata (66,3%) e Abruzzo (65,7%). Nel complesso, spiega l’Ispra, più del 72% dei comuni ha ha superato il 65% di raccolta differenziata. Nell’ultimo anno, l’89,7% dei comuni riesce a differenziare oltre la metà dei propri rifiuti. Tra le città con oltre 200.000 abitanti, i livelli più alti di raccolta differenziata sono a Bologna (72,8%), Padova (65,1%), Venezia (63,7%) e Milano (63,3%). Seguono Firenze (60,7%), Messina (58,6%), Torino e Verona (57,4%). Più indietro, seppure in crescita, Genova (49,8%), Roma (48%), Bari (46%) e Napoli (44,4%). Nel 2024 è aumentato anche il costo medio nazionale per la gestione dei rifiuti urbani a 214,4 euro per abitante dai 197 del 2023, praticamente 17,4 euro in più per abitante. Al Centro si paga 256,6 euro, al Sud 229,2 euro e al Nord 187,2 per abitante. Nel 2024 sono operativi 625 impianti per la gestione dei rifiuti urbani, oltre la metà dedicati alla frazione organica. Per gli imballaggi, sotto la lente di Bruxelles, tutti i materiali hanno già raggiunto i target 2025: anche la plastica supera per la prima volta l’obiettivo, arrivando al 51,1% rispetto al 50% previsto. Nel 2024 è stato esportato il 4,3% dei rifiuti urbani prodotti, 1,3 milioni di tonnellate, a fronte di 216mila tonnellate di rifiuti importati. Campania, Lazio e Lombardia sono le regioni che esportano più quantità; Danimarca, Paesi Bassi, e Austria i Paes


