Giustizia, si è riunito a Napoli il comitato per il sì al referendum
Si è riunito questa mattina, a Napoli, il comitato di Polo Sud per il Sì al referendum sulla riforma della giustizia, nella Biblioteca Alfredo De Marsico di Castel Capuano. “Circa 200 le presenze, alle quali il segretario del comitato, il presidente dell’associazione Polo Sud Amedeo Laboccetta, ha annunciato, in apertura dei lavori, l’adesione di oltre 4mila persone, non ultima la moglie del compianto Pinuccio Tatarella, la professoressa Angiola Filipponio”, si legge in una nota trasmessa dal comitato. Laboccetta ha inoltre annunciato l’impegno di Polo Sud nelle regioni meridionali: “Il Sud farà la differenza sull’esito del referendum. Partiremo con un tour nelle regioni meridionali per spiegare, senza slogan, perché questa riforma serve al Paese”. È stato inoltre anticipato che a metà gennaio il comitato “ospiterà a Napoli il ministro Carlo Nordio, il quale ha intanto inviato un videomessaggio di saluto alla conferenza”, spiega la nota. Nel corso del’evento, il presidente del comitato, l’ex ministro dell’Istruzione Ortensio Zecchino, ha ricordato che “veniamo da un compromesso costituzionale che non scelse” e che “oggi è giunto il momento di scegliere”. Sul tema della separazione delle carriere ha aggiunto: “Bisogna garantire la terzietà del giudice, perché non è comprensibile l’attuale convivenza anche fisica tra pubblici ministeri e giudici. Gli avvocati difendono e i pubblici ministeri accusano in condizioni di parità, e il giudice decide”. Quanto all’Alta Corte, Zecchino ha spiegato: “Non è un’invenzione di oggi, fu proposta da un grande giurista come Pietro Calamandrei, uomo certamente di sinistra, perché nessuno può giudicare se stesso”. E sul nuovo sistema disciplinare ha evidenziato: “È un sistema che spezza le cordate correntizie e nasce per sconfiggere una patologia che esiste”. Il vicepresidente del comitato, Domenico Nania, ha posto il tema della neutralità del magistrato: “Il problema è se un procuratore o un giudice debbano manifestare idee politiche, o se il cittadino abbia il diritto di non sapere come la pensa chi indaga e chi giudica”. Ha poi aggiunto: “In nessuno Stato democratico esiste ciò che accade in Italia, con magistrati che vanno in televisione dichiarando apertamente le proprie posizioni, la propria appartenenza. Come può sentirsi tranquillo un cittadino, di destra o di sinistra?”. E ha concluso: “Non è un caso che molte personalità di sinistra, ovviamente socialiste – non comuniste, che è un’altra cosa – abbiano sostenuto la separazione delle carriere: il conflitto politico è fisiologico, la contraddizione tra poteri no. Ed è proprio questa la logica che sta dietro il referendum”. Presente anche l’ex ministro Mario Landolfi, che nel suo intervento, richiamando il libro-inchiesta di Luca Maurelli Anatomia di un’ingiustizia, ha ripercorso il caso giudiziario. Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli, Carmine Foreste, ha poi definito la riforma “necessaria” e ha ricordato: “Siamo in grande ritardo rispetto all’entrata in vigore della riforma Vassalli, un codice di tipo accusatorio che va portato finalmente a compimento”. Ha poi aggiunto: “Le critiche alla riforma non mi convincono, forse ciò che si teme davvero è una perdita di potere da parte della magistratura, non certo nell’esercizio della sua funzione giudicante ma nella capacità di incidere politicamente”. Dunque, via la politica dalla magistratura? “Sono due termini che non possono stare insieme”.

