Castellammare. Base Popolare: «Il sindaco si dimetta per evitare lo scioglimento»
CRONACA
13 dicembre 2025

Castellammare. Base Popolare: «Il sindaco si dimetta per evitare lo scioglimento»

Metropolis

Dimissioni del sindaco per evitare un altro scioglimento del consiglio comunale. Si può sintetizzare così la posizione di Base Popolare, che attraverso una lunga nota interviene sulla situazione che sta vivendo l’amministrazione di Castellammare di Stabia.

Di seguito la lettera.

«La responsabilità delle scelte fatte, il coraggio e la chiarezza delle decisioni da assumere. La presenza, il ruolo condizionante della camorra nelle attività economiche, nel rapporto con il mondo delle professioni e della politica rischia di fare ricadere Castellammare in una spirale pericolosa, di esporla a una nuova sospensione della vita democratica del Comune. Quello che siamo chiamati tutti a valutare in questo momento, dunque, non è il lavoro svolto in questi 18 mesi che ci separano dal voto del 2024, le differenti opinioni su come affrontare i problemi che la città vive – aspetti comunque importanti- ma è se le risposte, le iniziative, le scelte che abbiamo messo in campo, siano state sufficienti per impedire ulteriori condizionamenti camorristici anche del “nuovo Consiglio Comunale”. A questa domanda dobbiamo dare una risposta chiara! Gli avvenimenti di oggi, lo stesso scioglimento del 2022, e quelli che prima hanno segnato la vicenda amministrativa della città dal 2010, ci dicono che abbiamo messo in campo soluzioni sbagliate. Siamo consapevoli che ci sono responsabilità che ci riguardano, nonostante per tempo questi aspetti e in modo leale, non abbiamo omesso di segnalarli al Sindaco e alle forze politiche. Abbiamo provato a dire che con le coalizioni ampie, in cui si raccoglie di tutto, sicuramente si può vincere più facilmente, ma altrettanto certamente si corre il rischio che non si riesca a governare. Non è un caso che lo stesso Sindaco Vicinanza, per le difficoltà a comporre la giunta con la partecipazione di quanti lo avevano sostenuto, ha fatto ricorso fin dall’inizio a una finta giunta tecnica per guadagnare tempo. É prevalsa l’idea che fosse bastato lo scioglimento e la gestione dei commissari per poter archiviare il tema, facendo sì da evitare che la politica guardasse dentro se stessa ed affrontasse la necessità che si recidessero collegamenti, ambiguità e collusioni con il malaffare e la criminalità, si contrastassero le azioni spesso messe in atto da comitati elettorali e da false liste civiche. Si è fatto prevalere un modello dove non conta la condivisione degli obiettivi, del programma da realizzare, le competenze che sarebbe indispensabile avere in Consiglio, i giovani da impegnare; si viene cooptato, invece, se si ha una famiglia numerosa alle spalle, se si é legati a personaggi “importanti” che muovono voti. Abbiamo presentato, inseguendo questo modello anche alle ultime elezioni, un’alleanza composta di 14 liste con 336 candidati – record assoluto – come un modello di cui vantarci, un esempio da imitare per dar vita al cosiddetto “campo largo”. Salvo poi, nel momento in cui le indagini in corso hanno evidenziato problemi, a operare un distinguo nel tentativo di separare le responsabilità del Consiglio Comunale da quelle della Giunta. Troppo semplice e anche comodo! La responsabilità della costruzione della coalizione non può che essere anche dello stesso candidato a sindaco. Non è un caso che la legge preveda che rilasci la dichiarazione di collegamento con le liste che vogliono sostenerlo. É mancata, a nostro avviso, anche in questo momento difficile, da parte del Sindaco e dello stesso Pd, a fronte delle inchieste aperte, del lavoro svolto dalle Forze dell’ordine e dalla Magistratura, degli studi e del lavoro di ricerca e analisi condotto dall’Università di Napoli insieme con l’Osservatorio sulla Camorra, una pronta iniziativa per evitare che la città pagasse nuovamente un duro prezzo. Era necessario per evitare quanto sta accadendo, sottoporre da parte del Sindaco al Consiglio un documento che contenesse la richiesta al Ministro dell’Interno e al Prefetto dell’invio della Commissione di accesso e la formalizzazione, allo stesso tempo, con l’atto delle dimissioni, dell’apertura di una verifica politica impegnativa. Abbiamo provato a dirlo anche con la nostra nota del 12 novembre. In questi giorni si ricorrono comunicati, prese di posizioni e considerazioni legittime, tra queste quelle assunte da esponenti importanti del PD. Ma ci chiediamo, con rispetto per la dialettica interna del partito di maggioranza relativa – che ha un peso e un ruolo determinante per le scelte che riguardano la nostra città – se abbia maturato un convincimento chiaro sulla strada da percorrere. Le inchieste ci stanno mettendo davanti agli occhi situazioni e aspetti che non possiamo far finta di non vedere e che determinano una situazione di straordinarietà che è cosa ben diversa dalle differenze o dalla litigiosità che possono nascere su singoli temi. Eppure il PD appare immobile, mancante di una iniziativa chiara. Ma così facendo rischiamo di alimentare un dibattito confuso, di negare il valore di alcune presenze come quella di Sandro Ruotolo cui è stato chiesto – proprio per il lavoro che ha sempre svolto anche sul terreno della lotta alle mafie e per dare una mano alla città travolta dallo scioglimento – di candidarsi a Castellammare, pur ricoprendo già importanti ruoli nazionali. In questi mesi non abbiamo nascosto il nostro punto di vista, collaborativo e critico, su temi che tutti ben conosciamo e che riguardano i nostri quartieri, l’apparato produttivo, i porti, le Antiche Terme e le nostre sorgenti, l’appalto dei rifiuti e la necessità di agire per non perdere risorse assegnate con il Pnrr e con il Cis. Ci sarebbe piaciuto parlare della sanità e del nostro ospedale, che ha subito colpi, non certo per responsabilità di chi ci lavora, ma perché è stato depredato per favorire soluzioni gradite a vari esponenti politici. Tutti punti, compreso il piano spiagge e la ritrovata balneabilità grazie al lavoro fatto negli anni, sui quali non è stato mai davvero possibile sviluppare un confronto. Abbiamo deciso di uscire dalla maggioranza per evidenziare la necessità che si andasse oltre gli annunci, che il Consiglio Comunale diventasse davvero luogo di costruzione di un percorso teso a coinvolgere la città. Questa volontà non si è manifestata, lo dimostra il non aver dato seguito a quanto contenuto nella nostra mozione sui temi dello sviluppo, della partecipazione e del coinvolgimento delle realtà sociali, associative, professionali, approvata dal Consiglio Comunale. Siamo convinti che la città non si debba dividere sul tema della trasparenza, della lotta alla camorra che resta un baluardo e un cardine dell’agire comune, sulla necessità che la politica, gli eletti si sottopongano a tutte le necessarie verifiche. Abbiamo, invece, bisogno che si sviluppi interesse e nuova partecipazione. Se lasciamo crescere lo stesso astensionismo senza reagire il voto controllato e quello della camorra condizionerà ancora di più la vita delle nostre comunità. Serve una svolta politica urgente, la costruzione di una forte unità tra la stragrandissima maggioranza di forze sane di cui la città dispone, il coraggio di dire dei no, di elaborare proposte e soluzioni che si mettano alle spalle formule e “ammucchiate” inconcludenti e dannose. Castellammare è una realtà forte, ha le energie e le intelligenze per uscire da questo tunnel. Spetta alla Magistratura accertare responsabilità, coinvolgimenti, collusioni, a noi tutti, a iniziare dal Sindaco, invece la responsabilità di assumere decisioni che evitino alla città di nuovo il rischio di due possibili altri anni di gestione commissariale».