Tumore al seno triplo negativo: i promettenti risultati della nuova “bomba intelligente”
Un nuovo trattamento contro il tumore al seno triplo negativo è stato presentato da Roberta Caputo, dirigente medico della Senologia dell’Istituto Pascale di Napoli. Si tratta di una novità proveniente dal San Antonio Breast Cancer Symposium, uno dei più importanti congressi internazionali dedicati alla ricerca sul carcinoma mammario. La ricerca riguarda le pazienti più difficili da trattare ovvero quelle affette da carcinoma mammario triplo negativo, anche in presenza di metastasi cerebrali, e dimostra l’efficacia di una terapia mirata di nuova generazione.
Il trattamento, ribattezzato come una “bomba intelligente” combina un anticorpo monoclonale con un potente farmaco chemioterapico, progettato per colpire selettivamente le cellule tumorali riducendo al minimo i danni a quelle sane. Il meccanismo prevede che l’anticorpo, una volta riconosciuta la proteina specifica, si leghi ad essa rilasciando il farmaco citotossico che distrugge la cellula dall’interno, questo approccio consente di rendere la chemioterapia più efficace e meno tossica, rappresentando un passo avanti significativo nella cura di una delle forme più aggressive di tumore al seno, per la quale le opzioni terapeutiche sono ancora limitate.
Lo studio, coordinato dall’Istituto dei tumori di Napoli, rappresenta una delle più ampie casistiche real world a livello globale in questo specifico setting clinico. Alla ricerca hanno partecipato 17 centri italiani, tra cui l’AOU Federico II di Napoli e il Policlinico Gemelli di Roma. I pazienti aventi metastasi celebrali che hanno testato il farmaco sono stati 67, tra questi, in 54 la malattia cerebrale era misurabile secondo i criteri neuro-radiologici RANO. Le immagini radiologiche sono state poi rivalutate da un neuroradiologo; per il Pascale ad occuparsi della revisione è stata la dottoressa Cinzia Granata.
I risultati hanno evidenziato un’efficacia significativa del trattamento nel sottogruppo di 46 pazienti con metastasi cerebrali precedentemente sottoposte a radioterapia, nelle quali è stato osservato un intervallo libero da progressione encefalica fino a 12 mesi. Segnali di attività clinica sono emersi anche in un più piccolo sottogruppo di pazienti con metastasi cerebrali non sottoposte a radioterapia e leptomeningosi, per le quali la sopravvivenza libera da progressione cerebrale ha raggiunto fino a cinque mesi. Roberta Caputo conferma i risultati promettenti sottolineando che: «Aprono nuove prospettive terapeutiche in un ambito caratterizzato da bisogni clinici ancora insoddisfatti». In progettazione altri studi che permetteranno di sperimentare il farmaco in casistiche più ampie e in studi randomizzati.

