Giovane accoltellato a Castellammare, il pm: «Aggressione brutale, erano usciti di casa per ammazzare la vittima»
CRONACA
20 dicembre 2025

Giovane accoltellato a Castellammare, il pm: «Aggressione brutale, erano usciti di casa per ammazzare la vittima»

Michele De Feo

Cinque anni e 5 mesi di carcere per Agostino Lucarelli, 4 anni a testa per Guglielmo Scotognella (fratello di Catello, consigliere comunale di Gragnano) , Simone Avellino e Giuseppe Mendola, 3 anni e 8 mesi per Martin Qalliu che ha invece patteggiato la condanna. E’ la sentenza pronunciata mercoledì sera dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Torre Annunziata Riccardo Sena. I cinque imputati sono stati condannati per tentato omicidio in concorso. Il gruppo, secondo la ricostruzione dell’accusa, mise a segno una spedizione punitiva contro un 19enne stabiese in via Fratte a Castellammare lo scorso febbraio per vendicare un pestaggio subito da Lucarelli qualche sera prima dell’agguato. La vittima, durante la colluttazione fu accoltellata da quest’ultimo al torace, mentre gli altri componenti del branco accerchiarono il 19enne riempiendolo di calci e pugni. Si chiude così il primo atto del procedimento che si è tenuto con il rito abbreviato. Per i cinque imputati l’accusa- rappresentata in aula dal sostituto procuratore Marta Agostini- aveva invocato condanne più alte (cinque anni e otto mesi per Lucarelli, 4 anni e 8 mesi a testa per Avellino,  Mendola  e  Scotegnella). Il giudice però non ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione per Scotognella, Avellino e Mendola, sancendo di conseguenza uno sconto sulla pena di 8 mesi a testa. I fatti per cui Lucarelli, 21 anni, Avellino, 23 anni, Mendola, 24 anni, Scotognella, 22 anni, sono stati condannati risalgono al febbraio scorso. Secondo l’accusa Lucarelli avrebbe organizzato una spedizione punitiva in via Fratte a Castellammare ai danni del 19enne coinvolgendo gli altri quattro imputati per vendicarsi di una aggressione subita pochi giorni prima sul lungomare stabiese. L’udienza si è aperta proprio con delle dichiarazioni spontanee del feritore: «Non volevo uccidere quel ragazzo- ha detto Lucarelli- e chi ha partecipato alla colluttazione non sapeva che io fossi armato». Anche Scotagnella ha dato la sua versione dei fatti: «Sono un ragazzo che ha sempre lavorato e studiato- ha detto il fratello del politico- mi sono trovato sul posto per caso e non conoscevo le intenzioni di Lucarelli». Sulla stessa linea del compagno, anche il tenore delle dichiarazioni di Mendola. Posizioni che però per l’accusa non erano del tutto veritiere. Per il pm Marta Agostini  tutti i componenti del commando «erano consapevoli delle intenzioni omicidiarie di Lucarelli». Una conclusione a cui l’accusa è arrivata citando diverse fonti di prova come le immagini catturate da una telecamera che ha ripreso una parte dell’aggressione defintita dal pm «brutale». «Dai frame si vede chiaramente che tutti escono dalla macchina di Qalliu velocemente. Dalle chat raccolte e dagli accertamenti tecnici- ha detto il pm- emerge chiaramente il ruolo attivo e consapevole di tutti i componenti del commando. Erano usciti  insieme per trovare la vittima ed ammazzarla».