Torre del Greco, emorragia di voti e «traditori» in fuga: centrodestra allo sbando
Politica
21 dicembre 2025
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Torre del Greco, emorragia di voti e «traditori» in fuga: centrodestra allo sbando

Alberto Dortucci

Torre del Greco. I risultati delle ultime elezioni regionali sono stati impietosi: le tre liste-guida della coalizione – Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega – hanno raccolto in città la miseria di 5.600 voti. Numeri così lontani dai «tempi d’oro» da convincere il sindaco Luigi Mennella durante un acceso confronto in consiglio comunale con i «superstiti» dell’opposizione – a lanciare, non senza un briciolo di spocchia, un ironico allarme: «Attenti, continuando così alle prossime elezioni comunali rischiate di scendere sotto il 30%», lo sfottò del leader del campo largo a trazione Pd-M5S. Una provocazione, certo. Ma capace di fotografare l’abisso in cui sembra essere sprofondato – sia in termini di consenso, sia in termini di presenza sul territorio – il centrodestra della quarta città della Campania. Non a caso, già prima della soglia di metà mandato, tre big della coalizione uscita con le ossa rotte dalle amministrative del 2023 – Carmela Pomposo (Forza Borriello), Dario Tonzino (Idea Nuova, la civica dell’ondivago Salvatore Antifono) e ultimo in ordine di tempo il capogruppo azzurro Michele Langella – hanno voltato le spalle ai banchi dell’opposizione e si sono «tuffati» tra le braccia di Luigi Mennella & company. Uno scenario decisamente preoccupante, in vista delle prossime corse alle urne.

La grande fuga

La sconfitta di Ciro Borriello al ballottaggio del 2023 ha accelerato un processo di disgregazione totale già avviato dal voltafaccia di Valerio Ciavolino – l’ex enfant prodige di Forza Italia si è schierato con la sua civica al fianco del Pd, come da «intese politiche» con il capobastone dem Mario Casillo – e dalla pilatesca decisione di Giovanni Palomba, il primo a flirtare con il centrosinistra già dal lontano 2018, di non scendere attivamente in campo dopo i cinque anni alla guida di palazzo Baronale. Due gravi perdite per il centrodestra locale, aggravate dalla «corsa solitaria» dell’ex simpatizzante leghista Luigi Caldarola, pronto a lasciare la «casa madre» per provare a dialogare – un’impresa poi rivelatasi evidentemente impossibile, con buona pace degli impegni stretti in campagna elettorale – con il centrosinistra. In un quadro già segnato da spaccature e contrasti non è stato così complicato per i candidati capaci di strappare il pass per il consiglio comunale chiudere «accordicchi personali» per aggiungere «visibilità» allo stipendio garantito dai gettoni di presenza.

Questi fantasmi

Davanti alla grande fuga dei «traditori» del mandato elettorale, non c’è stata una sola presa di posizione ufficiale da parte dei vertici della triade. Tutti in silenzio, tutti fantasmi. D’altronde, Fratelli d’Italia oggi non ha rappresentanti a palazzo Baronale e – come conferma il numero di sedi aperte sul territorio: tre, praticamene più delle iniziative pubbliche organizzate in un anno intero – si trova a combattere la fase due della guerra intestina aperta in occasione del congresso che ha individuato in Luigi Scarfogliero il segretario cittadino del partito di Giorgia Meloni. Ma il nome sponsorizzato (e sostenuto) dall’ex forzista Stefano Abilitato non è stato capace – durante i primi 10 mesi di mandato – di ricucire gli strappi tra le varie anime dello schieramento e oggi di Fratelli d’Italia a Torre del Greco si sono perse, fatte salve le sedi sparse sul territorio, completamente le tracce. Stessa storia, se non peggiore, per Forza Italia. I berluscones guidati a livello locale da Dario Colombo hanno toccato – sotto il profilo squisitamente elettorale – il punto più basso degli ultimi vent’anni e, complice il «disinteresse» dei vertici provinciali e regionali, non sono mai riusciti a prendere le distanze dalle stucchevoli giravolte politiche di Michele Langella: il capogruppo azzurro si è trasformato in un vero e proprio battitore libero, ignorando gli «inviti » del segretario cittadino a mantenere dritta la barra dell’opposizione all’attuale maggioranza di centrosinistra e portando Forza Italia addirittura a votare il bilancio di previsione del 2026 insieme a Pd e M5S. Paradossalmente, l’unico barlume di «speranza» per il centrodestra arriva dal risultato della Lega alle ultime elezioni regionali: il Carroccio guidato a livello locale dall’ex consigliere comunale Maria Gabriella Palomba – supportata per l’occasione dal camaleontico Ciro Piccirillo – ha superato la soglia del 6%, mettendo (per la prima volta a Torre del Greco) alle proprie spalle Forza Italia.

L’incognita futuro

Per provare a cambiare rotta, i superstiti dell’opposizione hanno già iniziato a serrare le fila per provare a ricostruire una coalizione in grado di contrastare realmente il campo largo a trazione Pd-M5S. Ma già in occasione dei primi tavoli organizzati a dicembre sono emersi i primi personalismi e le prime velleità di candidatura a sindaco. Insomma, in uno scenario con più aspiranti alla fascia tricolore che voti, la «profezia» di Luigi Mennella non sembra – al momento – così lontana dalla realtà. Ai vertici della triade del centrodestra il compito di provare a ricostruire dalle macerie – magari, iniziando a prendere posizioni ufficiali sulle scelte dei «traditori» del mandato elettorale – per scongiurare il rischio di «scendere sotto il 30%» alle prossime elezioni comunali.

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