SCAFATI – Il 3 marzo scorso, a Torino, i Carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, in collaborazione con personale del Comando Provinciale e del Reparto Anticrimine di Torino, hanno eseguito un decreto di fermo – emesso da questa Procura – nei confronti di due cittadini marocchini, ritenuti responsabili dell’omicidio del connazionale Azzam Mohammed, avvenuto a Scafati il 23 febbraio scorso. Un terzo complice della stessa nazionalità, anch’egli destinatario della medesima misura cautelare, è risultato irreperibile ed è attivamente ricercato. Il provvedimento restrittivo scaturisce dalle risultanze di una complessa indagine, condotta dalla Sezione Operativa del citato Reparto Territoriale, che ha portato all’individuazione dei presunti autori del suddetto omicidio.
L’attività investigativa, svolta attraverso metodi tradizionali supportati da attività tecniche e mirati servizi dinamici, ha consentito di documentare in particolare: la presenza degli indagati sul luogo del delitto, attraverso l’esame dei dati relativi al traffico telefonico rilevato nella suddetta località, nonché la comparazione delle impronte repertate sulla scena del crimine; la disponibilità, da parte dei fermati, di un telefono cellulare con il quale è stata utilizzata una SIM telefonica della vittima successivamente all’ omicidio; il repentino trasferimento degli indagati nel capoluogo piemontese, con l’intenzione di lasciare il territorio nazionale; una frattura al piede riportata da uno degli arrestati verosimilmente in occasione della colluttazione con il defunto.
Quest’ultimo, infatti, dopo essere stato denudato e immobilizzato nella parte delle caviglie, era stato inciso in varie parti del corpo con una piccola lama, nonché colpito in modo violento alla testa con un corpo contundente, così da procurargli delle lesioni mortali. Sono in corso ulteriori accertamenti per chiarire il movente dell’ efferato delitto, verosimilmente scaturito a seguito di una lite per futili motivi. Gli arrestati sono due fratelli di 24 e 29 anni, irregolari sul territorio nazionale, i quali sono stati localizzati all’interno di un centro di assistenza per stranieri e successivamente associati al carcere di Torino.