La truffa gourmet rifilata da pescherie, hotel e ristoranti, che finisce direttamente sulle tavole di migliaia di persone nell’area torrese – stabiese, fino ad arrivare alla penisola sorrentina. Un occhio esperto, chiaramente, saprebbe riconoscere la differenza tra un “persico africano” e un “pesce persico”, ma immaginate la casalinga o una persona che in buona fede legge solo uno di quei cartellini esposti sui banchi, dove la tipologia di pesce viene scritta con un pennarello. Magari legge “sogliola” e decide di comprarla. Paga, torna a casa, la cucina e la serve a tavola. Senza sapere che in realtà quella che sta mangiando è una platessa. Un pesce buono, per carità, ma che avrebbe dovuto pagare molto meno. Forse, addirittura la metà. Nel caso di ristoranti e hotel, poi, diventa addirittura più difficile per il cliente sapere differenziare tra una qualità di pesce e l’altro. Insomma, un po’ come alcuni bar che servono liquori da sottocosto per alcolici di qualità.
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