C’è un bambino, a Forcella, vestito da boss di malavita. Barba nera e folta ad incorniciare un viso ancora innocente, immacolato. Occhiali “Persol”, grandi e con la montatura scura. Un dolcevita bianco e un abito grigio lo avvolgono con cura, eleganza. Sul polso sinistro «‘o piezz». È così che tra i vicoli chiamano il Rolex Daytona, l’oggetto del desiderio di chi punta alla scalata sociale tra miseria morale e degrado. La mano destra, invece, corre lungo il fianco e impugna una pistola. «È la Glock, la preferita di Manuel». Avrà poco più di cinque anni il bimbo trasformato dai genitori in una icona di camorra. Un perfetto clone di chi, tra i vicoli dei Decumani, viene percepito come un «difensore degli oppressi», un moderno Masaniello alimentato da piombo e cocaina. Nella Napoli che s’interroga sull’efficacia di Bersaglieri armati nelle piazze contro il cancro della criminalità organizzata, c’è un bambino che ha scelto il suo supereroe. Non si tratta di Zorro né degli idoli del calcio. Lui, che ancora deve imparare ad andare in bici, ha scelto di essere la copia in miniatura di Emanuele Sibillo, baby boss della camorra assassinato il 2 luglio dello scorso anno.
CRONACA
2 aprile 2016
Napoli. Bimbo trasformato in un’icona di camorra per omaggiare il boss