Non c’è stato processo in cui Renato Cavaliere, il nuovo pentito eccellente del clan D’Alessandro, non abbia invocato l’infermità mentale. Richiesta basata sulla “schizofrenia cronica delirante” di cui risulta affetto e per la quale negli anni scorsi quando non era ancora un collaboratore di giustizia, ha ottenuto anche trasferimenti in strutture carcerarie che gli potessero assicurare cure adeguate. Il top delle sue richieste arrivò nel settembre 2014, quando nel corso di un’udienza del processo sull’omicidio di Aldo Vuolo si tagliò le vene con un pezzo di mattonelle e iniziò a succhiarsi il sangue. Macabro show che mise in scena dalla stanza del carcere di Rebibbia, in cui era detenuto al 41 bis, dalla quale era in video collegamento con il Tribunale.
CRONACA
26 maggio 2016
Cavaliere. Il collaboratore si dichiarò pazzo. Si tagliò persino le vene in aula