«Abbiamo mezzi risicati». L’assessore al Patrimonio, Sandro Fucito spiega così quello che succede al Rione Conocal a Ponticelli – e probabilmente anche in altre zone della città – dove la camorra si sostituisce al Comune gestendo gli alloggi popolari e facendone un business. Case che sulla carta sono di proprietà del Comune, assegnate agli aventi diritto, ma che nella realtà appartengono a tutti gli effetti alla criminalità organizzata che decide chi deve occuparle, quanto deve pagare fino a imporre anche pagamento e ditta per la pulizia delle scale e degli ascensori. Ditta ovviamente appartenente al clan. Quello dei D’Amico: novanta le persone ritenute a loro affiliate e altrettanti gli arresti nell’ambito di una maxi operazione che ha portato alla luce un sistema di gestione degli alloggi pubblici.
Assessore Fucito ma il Comune dov’è? «Non abbiamo i mezzi adeguati per contrastare fenomeni di questo tipo».
Vuole dire che la camorra può agire indisturbata nelle case di proprietà del Comune di Napoli? «Più volte in passato abbiamo chiesto anche alla Prefettura la creazione di una centrale operativa che metta in sinergia uffici comunali e forze dell’ordine per assicurare controlli e quindi legalità soprattutto in quelle zone dove è forte la presenza della camorra e finora non se n’è fatto nulla. Da soli, visto anche l’esiguo organico degli uffici del Patrimonio, le migliaia di alloggi da gestire e fenomeni di tale portata, difficilmente possiamo riuscirci».