A tradirlo e’ stato il caldo, che venerdi’ lo ha costretto ad affacciarsi da casa. Una boccata d’aria dal balcone dell’appartamento in cui da un mese a questa parte, lui che era latitante, aveva trovato rifugio. Pochi minuti sono pero’ bastati ai carabinieri, che erano appostati nella zona, e sono riusciti a immortalarlo con il teleobiettivo. Il boss Vincenzo Femia, 43 anni, l’ultimo latitante dell’operazione ‘Minotauro’ sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte, e’ cosi’ finito in manette. Il blitz e’ scattato sabato sera, al quinto minuto del secondo tempo supplementare di Croazia-Portogallo, ottavo di finale degli Europei di calcio che i lusitani stavano per vincere grazie al gol di Quaresma. Femia era nell’appartamento al quarto e ultimo piano di un palazzo alla periferia occidentale della citta’. Quando i militari dell’Arma hanno fatto irruzione nella casa, la luce era spenta, la tv accesa e lui, a torso nudo, gli auricolari nelle orecchie per ascoltare la telecronaca della partita. Sorpreso dall’essere stato individuato, non ha opposto resistenza all’arresto che – ironia della sorte – gli ha fatto pure perdere il gol della vittoria. Nel 2011 l’operazione ‘Minotauro’ aveva portato in carcere 150 persone ritenute affiliate alle cosche della ‘ndrangheta. I processi, negli anni successivi, si sono conclusi con una novantina di condanne definitive. Tra queste anche quella di Femia, che deve scontare sette anni, quattro mesi e 21 giorni per rapina, detenzione di droga a fini di spaccio e violazione delle norme sulle armi. Ma lui, torinese ritenuto organico alla ‘ndrina di Gioiosa Ionica, in carcere non voleva andarci. E’ ritenuto dagli investigatori un abbonato alla latitanza: nella maxi-operazione sfuggi’ alla cattura e fu arrestato solo a marzo 2013 in valle di Susa. Resto’ in carcere per otto mesi, dopodiche’ venne assolto in primo grado e il tribunale ne ordino’ la liberazione. La sentenza d’appello ribalto’ il verdetto di primo grado e la Corte di Cassazione, lo scorso 12 maggio, confermo’ le pene. Alla lettura del verdetto definitivo, pero’, lui si era gia’ reso irreperibile. Si era rifugiato in quell’appartamento messo a disposizione da un suo conoscente di 26 anni, denunciato per favoreggiamento. A casa di quest’ultimo i carabinieri hanno trovato i giornali che parlavano delle condanne di ‘Minotauro’: per gli investigatori non poteva non sapere chi fosse il suo inquilino. Per individuarlo i carabinieri hanno seguito una sim, trovata nel cellulare del latitante e intestata a un romeno morto da due anni. “L’arresto di Femia – commenta il sottosegretario Dorina Bianchi – e’ un nuovo successo dello Stato e l’ennesimo duro colpo inferto alla ‘ndrangheta. Lavoriamo per avere sempre piu’ Stato e sempre meno illegalita’”.
CRONACA
29 giugno 2016
Latitante preso per il caldo e si perde il gol della partita