Dai primi accertamenti con la sveglia all’alba a casa dei coniugi Pasquale Aliberti e Monica Paolino, alle verifiche continue al Comune e agli uffici collegati: era il settembre 2015 quando la Dia effettuò la prima perquisizione nella villetta della coppia: il Sindaco e la consigliera regionale di Forza Italia ricevettero l’avviso di garanzia per voto di scambio. Lui tenne duro rimanendo in carica, lei si dimise dal ruolo di presidente della commissione antimafia regionale. Con loro fu “avvisato” anche Nello Aliberti, fratello del Sindaco e suo fiduciario, per l’antimafia il riferimento con il clan. Il gruppo Loreto-Ridosso da allora ha subito colpi decisivi, che hanno innescato la collaborazione di Alfonso Loreto, figlio del celeberrimo Pasquale. Dietro l’attuale richiesta di arresto respinta dal gip e in attesa del Riesame c’è lui, con le su dichiarazioni, pilastro delle ricostruzioni. Il patto, per le elezioni 2013, è comprovato, e il giudice lo inquadra nel reato di “Corruzione elettorale”. Meno grave del voto di scambio politico-mafioso. Per questo, e perché non ci sono elezioni imminenti, l’arresto non è necessario. Il Pm non è d’accordo. Nel corso di un anno di indagini sono state raccolte dichiarazioni riscontrate, elementi probatori, riferimenti. Prove. Documenti, bandi, affidi, disposizioni. L’ultimo blitz risale a venti giorni fa, sulla scia del racconto del pentito, in cui c’è un incontro “organizzativo”: da quell’accertamento è spuntato un curriculum decisivo, nel cassetto di Aliberti jr.
CRONACA
21 luglio 2016
Scafati. Blitz, pentiti e manette: gli incubi di Aliberti