La Paganese ha perso la sua battaglia. Inutili tutti i tentativi e la strenua difesa di Raffaele Trapani per tenere in vita il club azzurro stellato. Anche il Collegio di Garanzia del Coni non ha inteso sentire ragioni. Una decisione che, pur nel rispetto delle regole, amareggia. Ogni Società, che viene estromessa dall’organico federale, rappresenta una sconfitta per tutto il sistema. In questo caso con l’aggravante che ne escono sconfitti tutti. Lo sport, il territorio e la politica. Incluso l’erario che mai potrà recuperare le somme dovutegli.
L’affaire ripescaggi rischia di diventare una bomba ad orologeria. La data del 26 luglio era perentoria. Le ore 19 erano fatidiche per presentare le manifestazioni di interesse corredate di “fondo perduto”, tasse di iscrizione e fidejussione a prima richiesta.
Il Lecco non è stato puntuale all’appuntamento, non tanto per i termini quanto per la documentazione. La polizza fideiussoria esibita e sottoposta a verifica, non risulterebbe contenere quei crismi della legalità indispensabili. Tanto che sarebbe stata ritornata al mittente. Dal punto di vista regolamentare il Lecco è escluso. Il suo posto spetta di diritto al Fano che ne “sfrutta” tutti i benefici, anche economici.
Sarebbe tutto chiaro, trasparente e perfetto se non fosse intervenuta una dichiarazione sibillina di Carlo Tavecchio che ha riaperto le porte al Lecco, asserendo che, in ultima analisi, la competenza di quella decisione spetta a Covisoc e Consiglio Federale. Non alla Lega Pro.
Nel calcio non si sa quello che non si fa. Un imprenditore, riferimento dell’entourage di Paolo Distanislao (il quale fa parte del nuovo gruppo che dirige il club lombardo) avrebbe avvicinato il presidente federale, garantendogli a breve il deposito, comunque fuori dei termini perentori, di una nuova fidejussione. Nel merito, la dichiarazione, rilasciata alla stampa da Carlo Tavecchio, ha dell’assurdo. Le regole in materia sono di una chiarezza e trasparenza unica. Una volta tanto. Stiamo però tornando indietro di due anni. La campagna elettorale in Federcalcio è già iniziata ed il buon Carlo va alla ricerca, come in passato, di consensi. A pensar male è peccato, come si usa dire, ma alle volte ci si prende.
L’affaire ripescaggi rischia di diventare un intrigo politico. Il passo sbagliato di qualcuno rischierebbe di far trasferire tutta la vicenda presso Procura della Repubblica. Tanti gli interessi delle Società interessante, al punto che l’omissione di atti di ufficio, complicherebbe inevitabilmente il percorso professionale di qualcuno all’interno del sistema sportivo nazionale. Comprensibile pertanto che, nel rispetto delle rispettive competenze, ognuno si riservi di tutelare il rispetto delle regole e la propria posizione.
Domenico Campitiello era stato tra i primi ad esternare pubblicamente la sua volontà di percorrere la strada del ripescaggio per riportare la sua Società, la Cavese, tra i professionisti. Non è utopia asserire che, al ricevere della notizia, una piazza già calda come quella di Cava de’ Tirreni si era incendiata. Tutti i problemi legati alle infrastrutture del Simonetta Lamberti era stati superati. La fuga di notizie dell’ultima ora sta invece gettando l’ambiente nello sconforto. La mancata approvazione del bilancio riferito alla stagione 2015 crea problemi con l’Organo di controllo federale. La Cavese, in ultima analisi, rischia di non essere ammessa al campionato di Lega Pro. Campitiello, al momento ne fa, anche e giustamente, una questione legale di principio. La gestione di quel periodo non era la sua e non intende firmare un bilancio che non gli compete. La vicenda è ora nelle mani di Eduardo Chiacchio. La sua capacità professionale, universalmente riconosciuta, saprà scovare la procedura più idonea per giungere alla soluzione del problema. Come siamo certi che Domenico Campitiello, nonostante le minacce di abbandono, non abbia nessuna intenzione di uscire sconfitto da questa vicenda.
Solo ove precipitasse la situazione, che vede appunto coinvolta la Cavese, si aprirebbero le porte del ripescaggio per il Monza. I brianzoli non compaiono in nessuna graduatoria, ma hanno predisposto nel modo migliore tutta la documentazione. Fidejussione (bancaria) di 350 mila euro, fondo perduto e tasse di iscrizione. In toto, e non come qualche altra pretendente, usufruendo della rateizzazione quadrimestrale. In carenza di organico e per raggiungere il format delle 60 squadre, sarebbero gli unici favoriti. Pronti a rispondere alla chiama.
In conclusione questa la griglia di riammessi e ripescati. Il Fano, che come se avesse vinto al “gratta e vinci”, risparmia 250 mila euro e subentra al rinunciatario Bellinzago. Con il sistema dell’alternanza si mettono in scia Melfi, Lupa Roma, Racing Club Roma, e Albinoleffe tra le retrocesse dello scorso anno. Fondi, Cavese, Olbia, Forlì, Taranto, Reggina e Vibonese tra le dilettanti. In totale sono 12. Saltasse la Cavese è pronto il Monza.
Sono le uniche che hanno realmente dimostrato volontà e forza economica per far parte della famiglia dei professionisti.
Le dichiarazioni di Tavecchio, riferite al Lecco, sono inopportune. Auguriamoci che non facciano scoppiare un “bubbone”.
Sarebbe l’ennesima inaccettabile brutta figura per il calcio.