La serie C in fuga dalla Campania. Triste ma vero. L’abbandono forzato della Paganese alza l’asticella della resa del calcio professionistico in un territorio dove la “sfida” dei campanili la faceva da padrone. Quei derby, vibranti, tra città, l’una alla porta dell’altra, hanno sempre infiammato la passione dei tifosi. Quelle non erano soltanto partite di pallone. La vittoria in uno scontro diretto rimaneva scolpita nella storia, alle volte più del successo dovuto ad una promozione.
Ora ,a rappresentare quella Regione nella terza serie professionistica, sono rimaste solo Juve Stabia e Casertana. Solo le “vespe” con un progetto ambizioso. Manniello ha dichiarato, a chiare note, che vuole lottare per il salto di categoria. Fallisse l’obbiettivo potrebbe, anche lui, alzare le mani ed avviarsi all’abbandono. Per lo sport, considerato lo spessore della persona, sarebbe una perdita notevole.
A Caserta i fatti evidenziano, per il momento, una programmazione tutta da identificare. La “fantozziana” conferenza stampa in cui il nuovo presidente Tilia desiderava presentare le proprie idee ed il nuovo allenatore si è tramutata in una rumorosa gazzarra dei tifosi più accesi. Tilia non è riuscito a pronunciare verbo. Voci di corridoio parlano di una gestione di contenimento. Con questi presupposti si preannuncia una stagione invernale di venti gelidi.
Sorrento, Ischia, Savoia, Turris, Nocerina, Battipagliese, Aversa Normanna, Giugliano, Paganese. Sono i colori sbiaditi di un calcio professionistico che è scomparso. Alcune piazze sono alla deriva più completa.
La Sorrento del calcio era da sempre una “isola” felice. Un luogo incantevole dove si poteva lavorare in assoluta tranquillità. Lontano da qualsiasi pressione ambientale. La vicinanza di MSC garantiva entrate importanti nelle casse societarie. Il divorzio da quello sponsor ha segnato l’inizio del tracollo. Dal 2012 è stato un retrocedere continuo. Sino all’ultimo posto dello scorso campionato di Eccellenza. Riparte quest’anno dalla promozione. Da due stagioni non gioca più a Sorrento, disputa le gare interne a Centro Kennedy di Napoli.
La storia recente del Savoia non è migliore. Dopo anni trascorsi nell’anonimato più assoluto, l’avvento dell’imprenditore Lazzaro Luce, alla guida della Società, sembrava aver donato certezze ed un futuro migliore. I “bianchi”, agli ordini del tecnico Feola, erano rientrati tra i professionisti dalla porta principale. Si trattava invece di un fuoco di paglia culminato, dopo la cessione del club al Consorzio Stabile Segesta, con il fallimento e la radiazione dai campionati nazionali. La disastrosa gestione dell’amministratore Francesco Maglione aveva completato l’opera. Il Savoia, il nuovo Savoia, galleggia ora in un anonimo campionato di Eccellenza, ostaggio di un futuro estremamente incerto.
Dopo anni di onorato professionismo la storia calcistica del Giugliano subisce una brutta battuta di arresto a cavallo del 2010, quando, dopo varie vicissitudini negative, è costretto a ripartire dalla Prima Categoria. Nel tempo si rivela inutile anche il tentativo di Salvatore Sestile che era riuscito a ripartire dal campionato di Eccellenza. Il calcio, nel popoloso centro, si ferma a marzo del 2014. Quando i suoi tifosi invadono il campo provocando una maxi rissa, con aggressione a calciatori e dirigenti della squadra avversaria. Da quel giorno, ritirata la squadra dal campionato, per volere dello stesso Sestile, il pallone, sul campo di Giugliano, non rotola più.
La resurrezione dell’Ischia era legata al nome dell’imprenditore Raffaele Carlino. Sponsor e finanziatore del club. La sua presenza aveva fatto sognare l’arrivo, sull’isola, del grande calcio. Il suo graduale allontanamento. Lo strappo con la tifoseria ischitana che mai ha accettato il distacco del club dal territorio. Una gestione non in linea con i dettami della categoria. Hanno portato la Società alla retrocessione, nell’ultimo campionato, dopo la disputa dei play out. Il futuro, che si basa sulla ricerca di ipotetici acquirenti, appare alquanto nebuloso.
La recente radiazione della Paganese rappresenta l’ennesima sconfitta. Per il Calcio e per il territorio. Certamente apprezzabili tutti i tentativi di Raffaele Trapani per tenere in vita gli stellati, ma l’accumularsi notevole di debiti nei confronti dell’erario e la recidiva dell’anno precedente, avrebbero dovuto consigliare un atteggiamento diverso, nei tempi e nei metodi, per affrontare e risolvere quella delicata situazione.
Discorso a parte merita la Cavese. Un intoppo procedurale tiene in ansia il presidente Campitiello e tutti i tifosi degli “aquilotti”. Un ritardo, nella presentazione di un documento, che potrebbe costare caro. Sarebbe veramente un’occasione favolosa, gettata alle ortiche per una leggerezza. La data del 26 luglio era perentoria. Il parere della Covisoc potrebbe risultare determinante sulle decisioni definitive che saranno prese nel Consiglio Federale di giovedì prossimo.
Fra tante delusioni, incertezze e note negative in altre piazze si cercano di ricostruire immagini e perdute tradizioni sportive. E’ il caso della Nocerina e della Turris. I molossi dopo la vittoria nello scorso campionato di Eccellenza stanno allestendo un buon organico. Si candidano, ai nastri di partenza, come autorevoli outsider.
I “Corallini” del presidente Giuseppe Giugliano (una tiratina d’orecchie per quei due anni di Daspo la deve accettare), rafforzati nell’assetto societario con l’ingresso di imprenditori di grande spessore con a capo Corrado Scarlato, puntano decisamente all’immediato ritorno tra i professionisti. Hanno gettato le basi per un grande club ed hanno allestito un ottimo organico. I pronostici, per un ottimo campionato, sono tutti dalla loro parte. Hanno dalla loro anche un sontuoso “portafortuna”. Quell’Antonio Picci, bomber giramondo da doppia cifra, con un bel “vizietto”. Conosce bene come vincere i campionati.