La crisi è profonda. Anche se ieri i sindacati e la regione hanno deciso di inaugurare la campagna di trasformazione proprio da Sant’Antonio Abate. Un chiaro segnale per fronteggiare la crisi galoppante delle aziende. Si apre un nuovo fronte e si rischia di mandare in fumo 500 posti di lavoro stagionali, che rappresentano la boccata d’ossigeno per un intero territorio. Al momento c’è addirittura quel che resta del Gruppo Ar a rischio stop. L’azienda potrebbe non aprire i battenti quest’anno. Anzi, finora non l’ha fatto e la riapertura è sempre più in dubbio. Parliamo di un comparto che offre lavoro a circa 400 stagionali. Ma non solo. Ci sono aziende che hanno già deciso di non riaprire la saracinesca: Do-rotea e Pelati Sud, secondo i dati in possesso dei sindacati. Un vero e proprio dramma. A conti fatti soltanto La Torrente, che comunque medita di andare via da Sant’Antonio Abate per trovare una sistemazione logistica migliore, riesce a garantire produzione e lavoro, assieme a qualche piccola fabbrichetta ancora in attività a Sant’Antonio Abate. I gestori lamentano l’assenza di infrastrutture, parcheggi per camion. Una svolta che sarebbe stata possibile at-traverso l’approvazione del nuovo Puc, ancora una volta bocciato dalla città metropolitana. Proprio a La Torrente, dopo una visita a la Doria di Angri, si è aperta ufficialmente la campagna delle conserve nella città abatese. I due stabilimento sono stati simbolica-mente scelti in rappresentanza di tutte le imprese presenti sul territorio campano. La Campania costituisce il maggiore bacino di produzione di pomodoro trasformato, sia per numero di aziende di trasformazione – su 120 aziende operanti in Italia, 70 sono aziende campane concentrate prevalentemente nelle province di Napoli e Salerno, dove sono presenti i principali gruppi del comparto agroindustriale non solo a livello nazionale ma anche comunitario. Quest’anno però rischiano di scomparire in tanti, a iniziare proprio dal territorio di Sant’Antonio Abate. Un altro colpo inferto alla cittadina abatese.
CRONACA
6 agosto 2016
Sant’Antonio. Crisi delle aziende conserviere, 500 posti in fumo