Sarà il giudice delle udienze preliminari presso il Tribunale di Salerno, Renata Sessa, a stabilire il prossimo 1 dicembre se gli indagati per la bancarotta della società Ifil devono affrontare un processo, come chiesto dai sostituti procuratori Vincenzo Senatore e Francesco Rotondo. Sul banco degli imputati c’è Piero De Luca, figlio del presidente della giunta regionale della Campania. È lui il nome eccellente dell’inchiesta aperta dalla Procura di Salerno sul fallimento della Ifil C&D srl, una società immobiliare che faceva affari sia con il Comune di Salerno che con il Pastificio Amato. Insieme a lui ci sono Sono Mario Del Mese, socio al 50 per cento della Ifil, e nipote dell’ex parlamentare Udeur, Paolo; Vincenzo Lamberti, altro socio oltre che cognato di Del Mese; il rampollo della famiglia Amato, Giuseppe jr; Emilio Ferraro, ex socio di Piero De Luca in uno studio legale; Luigi Avino e due donne, Marianna Gatto e Valentina Lamberti, rispettivamente mogli di Amato e di Del Mese. Per tutti l’ipotesi di accusa è bancarotta fraudolenta. Per la pubblica accusa gli imputati avrebbero concorso al fallimento fraudolento della società, «distraendo o comunque dissipando il denaro di cui avevano disponibilità per ragioni connesse alla gestione utilizzandolo per fini diversi».
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