Negli archi antichi, la “chiave di volta” era quella pietra lavorata che chiudeva la struttura al vertice, trasformando le forti forze contrapposte in stabilità. Una piccola semplice pietra che diventava elemento indispensabile
Quando nell’86 Francesco Romano arriva al Napoli di Maradona, in molti si chiedono il senso dell’acquisto di un calciatore dal così basso profilo, costato solo due miliardi. Ha 26 anni e viene dalla Triestina in serie B, dopo una esperienza non indimenticabile al Milan con il quale, però, conquista per due volte la promozione in serie A (80-81 e 82-83). E’ Ottavio Bianchi a inserirlo efficacemente come bilanciatore della forza di Bagni e De Napoli e il Genio di Maradona. E’ l’elemento che fino a quel punto era mancato. Nel calcio non serve avere 11 campioni, servono giocatori che sappiano far bene quello che “devono” fare. E diventano indispensabili come i campioni, perché il loro lavoro, spesso poco appariscente, toglie ai campioni certi oneri tattici lasciandoli liberi di esprimere la loro genialità.
Francesco Romano nasce a Saviano, difficile entroterra napoletano. La famiglia si trasferisce a Reggio Emilia e Francesco parlerà con un marcato accento emiliano anche nei festeggiamenti per il primo storico scudetto del Napoli.
Segna pochi gol (solo 5 nei suoi anni azzurri). In un Napoli – Juventus, partita decisiva per lo scudetto. Il Napoli vince 2 a 1. Il gol decisivo è di Romano, in scivolata a tre metri dalla porta. Nelle interviste del dopopartita, Romano si presenta con una ferita al volto rimediata nell’euforia dei festeggiamenti con i compagni.
Vince anche Coppa Italia e Coppa Uefa.
Ciccio Romano viene convocato anche in Nazionale, per gli Europei dell’88 in Germania. Vicini lo ritiene chiuso da Giannini e non gli concede nemmeno un minuto: l’Italia non vince.
Il destino di Francesco Romano lo accomuna a quei calciatori che pur non essendo rimasti nell’immaginario collettivo dei tifosi come gli artefici dei successi, ne sono stati elemento essenziale. Come Fausto Pari per la Samp o Angelo Colombo per i successi del primo Milan di Berlusconi.
Nell’89 fu ceduto dal Napoli al Torino in serie B (dove ottiene l’ennesima promozione in A).
Ha vinto la Mitropa Cup con due squadre diverse: Milan e Torino.