Alessandro Renica arriva al calcio che conta nella Samp che il presidente Mantovani vuole vincente. Renzo Ulivieri gli dà fiducia e Alessandro si mostra all’altezza del compito. Il cambio sulla panchina blucerchiata nella stagione 83/84 non gli è favorevole. Bersellini gli preferisce come “libero” Davide Pellegrini e lo sposta a terzino, ruolo che non è nelle sue corde. Dopo la vittoria della Coppa Italia si trasferisce al Napoli.
Inizia la sua storia.
Vince il primo scudetto del Napoli da titolare e il secondo da comprimario per un grave infortunio patito dopo aver segnato un gol alla Fiorentina (10 gol in totale nella sua esperienza napoletana). A suo modo diventa protagonista.
E’ il 1989 e il Napoli gioca i quarti della Coppa Uefa (poi vinta battendo in finale lo Stoccarda) contro la Juve.
Andata: il Napoli perde a Torino 2-0.
Ritorno gli azzurri riescono a pareggiare i conti già nel primo tempo, con un avventuroso 2-0. Ripresa e primo tempo supplementare non indirizzano la sfida che sembra destinata ai rigori. Al minuto 119 Alessandro Renica, nell’ultimo assalto, su cross di Careca dalla destra, colpendo il pallone non di testa ma di spalla, segna il gol definitivo per il passaggio alle semifinali. Il centravanti che crossa e il “libero” che fa gol: il più inaspettato dei finali. Già nel marzo dell’87 Renica, in campionato, aveva segnato alla Juve con un tiro non irresistibile reso imparabile da una zolla malandrina
Alessandro ha un fisico particolare, pur essendo alto solo 1,82 ha un baricentro molto alto (particolare che non agevola un calciatore). Il giornalista/scrittore napoletano Maurizio de Giovanni lo definì “L’uomo con il cavallo dei pantaloni più alto di tutti i tempi!“. Le foto dell’epoca evidenziano la particolare lunghezza delle gambe. Questo libero “fenicottero” che ha la propensione allo sganciamento, in Nazionale ha la strada chiusa da Baresi e anche per far da sostituto al rossonero gli viene preferito Roberto Tricella (Campione d’Italia col Verona e poi alla corte juventina). Renica pur essendo, nell’86/87 il miglior “libero” del campionato paga il fatto di interpretare il ruolo in modo non congeniale al credo calcistico del nuovo corso di Vicini. Vince la Coppa Uefa e chiude la sua esperienza col Napoli nel 91 (lo stesso anno di Maradona) Finisce la carriera a Verona tormentato da frequenti infortuni.
Alessandro Renica ha partecipato, da illustre comprimario, a quella, forse irripetibile, epopea del Napoli che trasformò alcuni buoni giocatori nei più funzionali a quel “Miracolo” creato da Italo Allodi e realizzato da Maradona.