Grande giocatore, allenatore di fama internazionale, Fabio Capello apre un nuovo capitolo della sua vita professionale, raccontando a Fox Sports le grandi stagioni vincenti con Milan, Roma, Juventus e Real Madrid e intervistando grandi allenatori. Tutti i venerdi’ alle 23.00 su Fox Sports (canale 204, Sky) ‘Collezione Capello’, e’ il nuovo programma del canale dei Top Player che da un lato fissa con parole su tela, le memorie, i segreti, le cose mai raccontate prima, delle grandi stagioni di mister Capello e dall’altro coglie l’anima nascosta dei piu’ grandi allenatori attraverso interviste esclusive realizzate direttamente da ‘Don Fabio’. Dopo essere stato giocatore vincendo 4 campionati e due Coppe Italia, allenatore di grande successo sia a livello nazionale mettendo in bacheca 8 campionati (6 in Italia e 2 in Spagna), sia a livello europeo con una Champions League e una Supercoppa Uefa, Fabio Capello esprime per la prima volta in televisione, il suo nuovo mondo, le espressioni delle sue idee di calcio che l’hanno portato a trionfare in Italia e in Spagna. Nel terzo episodio racconta l’annata del primo scudetto con la Juventus. Dal suo arrivo a Vinovo, all’incontro con Andrea Agnelli fino all’esplosione tecnica di Ibrahimovic. All’interno della terza puntata di ‘Collezione Capello’ dedicata all’annata con la Juventus, in onda questa sera alle 23.00 su Fox Sports, l’ex ct di Inghilterra e Russia ha dichiarato: “E’ vero che avevo detto che non ero interessato ad allenare la Juventus. Verissimo e lo confermo. Ma dopo 5 anni di Roma ero esausto. Mi incontrai con Moggi e Giraudo a Milano e fummo subito d’accordo su tutte le decisioni: dal mercato al fattore economico quindi fummo molto rapidi, molto veloci e molto professionali senza troppi fronzoli. Alla Juve non c’era da lavorare, dovevo fare solo l’allenatore che e’ una cosa bellissima”. “Volevo Ibra gia’ alla Roma – prosegue Capello – Fu acquistato per un prezzo irrisorio di 22 milioni piu’ il pagamento di 4 milioni e qualcosa all’anno. A livello societario era una spesa ridicola. Ibrahimovic quando calciava nei primi tempi rompeva i vetri della palestra dietro la porta. Lo impostammo a calciare perche’ aveva 46 di piede e una postura particolare e lui si impegno’ tantissimo. Anche di testa era scarso ma con esercizi su esercizi miglioro’ tantissimo”. “Un colpo da maestri fu l’acquisto di Fabio Cannavaro. Giocava all’Inter e dicevano che aveva il ginocchio rotto. Fu Mino Raiola, l’agente, che fece tutto convincendo Moratti a fare lo scambio alla pari con Canini, terzo portiere della Juve all’epoca”. “Un giocatore che mi ha sempre entusiasmato e’ stato Nedved. Con lui non si lavorava mai abbastanza, non ci si allenava mai abbastanza. Era un giocatore di qualita’, di esemplarita’ unica e ora lo dimostra anche come dirigente. Andrea Agnelli fu colui che mi volle alla Juventus. Si sedeva in spogliatoio e guardava. Non parlava mai, non interveniva mai. Aveva davvero un senso di rispetto per chi stava facendo il proprio lavoro”. “Sostituivo Del Piero e non Ibrahimovic perche’ Ibra era un giocatore che stava esplodendo ma soprattutto perche’ aveva grande forza fisica, manteneva il possesso di palla piu’ facilmente di Del Piero che invece era piu’ bravo nel dribbling”. “Buffon aveva un difetto, la fobia delle vespe che ha superato un giorno quando decisi di metterlo in panchina poco prima del calcio d’inizio. Passo’ un minuto e mezzo venne da me e mi disse: “Gioco io mister, me la sento”. Da quel giorno non ebbe piu’ questo problema. Buffon e’ un grandissimo portiere. Ho avuto la fortuna di giocare con Dino Zoff e posso dire che erano perfetti entrambi, senza nessun difetto”. “Alla vittoria dello scudetto facemmo festa perche’ eravamo convinti che quello che avevamo fatto, lo avevamo fatto sul campo e quindi i ragazzi erano felici, io ero felice, tutti erano felici. Qualcuno dice che ci sono stati degli aiutini, pero’ io vi posso dire che era una squadra al di sopra di ogni sospetto per quello che i giocatori hanno dato in campo, per quello che hanno fatto vedere come valore. Perche’ nella finale mondiale di Berlino c’erano un sacco di giocatori che giocavano nella mia squadra a dimostrazione che erano giocatori veri e di grande livello. Quei due anni per me rimangono fantastici, ho un ricordo bellissimo. Io gli scudetti mi sento di averli vinti sul campo”.
SPORT
16 dicembre 2016
Incredibile, Gigi Buffon ha paura delle vespe