Sulla pelle si tatuano i nomi dei camorristi che hanno ammazzato. Sul volto portano barbe lunghe tenute con cura. Nella fondina nascondono pistole placcate in oro e tempestate di gioielli.
E’ la nuova faccia della camorra. Il nuovo look sfoggiato con orgoglio dai rampolli della malavita che a Napoli come a Torre Annunziata sognano di spodestare i vecchi boss. Un corpo “vestito” di simboli violenti che parla un linguaggio nuovo, ispirato chiaramente al fondamentalismo islamico.
Succede nei vicoli delle “stese” napoletane, succede in provincia, dove il “cancro” della nuova immagine criminale ha creato metastasi e imitazioni. Un campanello d’allarme inquietante visto che la camorra più spietata ha sempre affondato le sue radici lontano dal capoluogo (una storia raccontata dalle “imprese” di Raffaele Cutolo, il professore di Ottaviano).
I più famosi rappresentanti del look che ha cambiato il volto della camorra – fuori e dentro – sono i barbudos di Napoli, il clan nato dalle macerie della faida infinita che vede protagonista la periferia del capoluogo. Tutti giovani, tutti tatuati. Tutti armati e con le barbe lunghe: proprio come i miliziani dello stato islamico. Come i terroristi seguono una sola strategia: incutere paura per acquisire potere. Potere che si traduce nel dominio delle piazze di spaccio.
Prima che la new age della camorra finisse sulle pagine di cronaca, però, qualcuno – in provincia – aveva già brevettato uno dei simboli usati dalle “paranze” di oggi.
A Torre del Greco gli affiliati del clan Di Gioia – cosca nata da una costola del clan Gionta di Torre Annunziata – si facevano tatuare sul corpo una scritta: «Mio fratello Gaetano». Un inno di fedeltà a Gaetano Di Gioia, il boss di corso Garibaldi ucciso in un agguato nel 2009.
A Torre Annunziata – dove la camorra in quanto a “innovazione” criminale non è mai stata seconda a nessuno – i baby criminali portano con sé pistole d’oro e usano le armi come bomboniere.
Tutti simboli di un sistema lontano anni luce dai volti dei vecchi boss che uccidevano vestiti con la faccia dell’impiegato. Icone di una nuova camorra che – a dispetto della storia sanguinaria degli ultimi 40 anni – fa forse ancora più paura.