Se sei di Napoli ed hai una certa età, se ti chiedono cosa ti ricorda il nome Musella, sicuramente risponderai… “il cantante dei Showmen!“. Mario Musella è un “figlio della guerra” (padre soldato pellerossa e madre napoletana) insieme a James Senese ha condiviso, oltre l’origine ‘’bellica”, una delle pagine migliori della musica italiana della fine degli anni 60. Per i napoletani un mito assoluto.
Questa è però una rubrica di calcio e il Musella di cui ci occupiamo è Gaetano. Nato a Napoli nel 60 fa tutta la trafila delle giovanili partenopee. Come premio per le sue doti gli viene regalato l’esordio in serie A, nel 78, a soli 17 anni La cessione al Padova, in C1, è per fargli fare le ossa. La serie A italiana non è mai stata facile per i giovani e una esperienza nelle serie minori era un passaggio obbligato. Le rose delle squadre della massima serie non erano ampie come quelle attuali e anche il settore giovanile era costituito quasi solo in ambito regionale. A Padova Gaetano segna 8 reti in 23 presenze e il ritorno all’ombra del Vesuvio è immediato. Sono anni importanti per un Napoli ancora in seconda fascia. In 3 anni colleziona 1 terzo e 1 quarto posto, con molti rimpianti soprattutto nell’81 quando il Napoli esce dalla lotta per lo scudetto solo nelle 2 ultime giornate dove rimedia 2 sconfitte (con la Juve in casa e in Friuli coll’Udinese). Rino Marchesi lo fa giocare tutte e 30 le partite e Musella segna 5 gol in un attacco non particolarmente forte (Claudio Pellegrini risulterà il più prolifico). Memorabile un suo storico gol contro il Torino al Comunale con uno imperioso stacco di testa dal limite dell’area. Destro naturale, Musella era dotato di estro, fantasia, velocità e di una buona tecnica di base. Veniva schierato sul fronte destro dell’attacco per dare profondità al gioco che partiva dalla classe di Krol. Sono anche gli anni in cui è titolare fisso nella Under 21, Gaetano sembra aver dimostrato di poter giocare nella massima serie. I giochi di mercato lo portano a Catanzaro, è sempre serie A, ma, quella calabrese non è una piazza che può rappresentare per un giovane di 23 anni una collocazione di prospettiva. Doppia retrocessione in 2 anni, poi Bologna in B e mille altre esperienze di cui molte nella C campana (Nocerina, Ischia e Juve Stabia). Come allenatore parte dalle giovanili del Napoli poi tanta esperienza in Campania tra C e D.
Muore a 53 nel 2013 in seguito ad un malore. La stampa colora la morte di elementi oscuri che si rivelano presto del tutto infondati.