Una voce potente, tanto da far emozionare spettatori e addetti ai lavori nel rinnovato Teatro Trianon di Forcella. Una somiglianza impressionante, quella col padre, tanto da far passare in secondo piano la differenza nel fisico più alto e asciutto rispetto al “re della sceneggiata”. Eppure Francesco Merola è riuscito nell’ardua impresa di eguagliare il padre, il grande Mario, scomparso dieci anni fa. E nel decennale della morte il teatro riaperto con la direzione artistica di Nino D’Angelo e presieduto da Gianni Pinto (entrambi in sala venerdì sera all’anteprima riservata alla stampa), ha voluto rendere omaggio all’artista riallestendo «Zappatore», l’opera-manifesto di Merola, in scena stasera alle 21 e domani alle 18. Dall’inizio alla fine Francesco, che ha nel Dna le indiscusse doti canore paterne, ha calamitato l’attenzione del pubblico senza mai cadere nel patetico né nella rappresentazione retorica della famosa sceneggiata. Soprattutto mantenendosi fedele al principio della non emulazione di chi lo ha preceduto ed è stato – a furor di popolo – inarrivabile ed ineguagliabile sia sul palcoscenico che nella versione cinematografica.
Lo spettacolo è la prima produzione del Trianon dopo l’interruzione delle attività per 2 anni e mezzo ed è firmato per le scene e la regia da Bruno Garofalo. L’omaggio a Merola si evidenzia anche nella scelta delle canzoni, fatta dallo stesso direttore artistico: con gli arrangiamenti di Enzo Campagnoli, brani come «Passione eterna», «Freva ‘e gelusia», «Inferno d’ammore», «Cumpagna mia» e «È bello ‘o magnà». Non mancano i divertenti duetti comici dei personaggi Stella e Fasulillo e ovviamente, nel finale, la canzone del titolo di Libero Bovio e Ferdinando Albano. «Siamo partiti dal copione degli anni ‘50 di Enzo Vitale, scarno ma costruito con sapienza teatrale – spiega Garofalo – per riproporre le emozioni di un genere, erroneamente considerato minore, segnato dall’interpretazione di grandi artisti e caratterizzato da una macchina teatrale semplice ed essenziale realizzata con grande perizia artigianale: non è un’operazione museale, perché mettiamo in scena il cuore». Con Francesco Merola sul palco Gianni Fiorellino, nel ruolo di Mario, il figlio avvocato. Stella e Fasulillo sono Gina Perna e Massimo Salvetti. E ancora Rossella Amato, Antoine, Rossella De Blasi, Tiziana De Giacomo (nei panni di Elvira, fidanzata di Mario), Marianna Liguori, Diego Macario, Gennaro Monti, Valentina Nicolella e Lina Santoro. Costumi di Mariagrazia Nicotra, movimenti coreografici di Enzo Castaldo, luci di Gianluca Sacco e audio di Daniele Chessa. Musica dal vivo di Gennaro Carbone (pianoforte e direzione musicale), Alfonso Pone (batteria), Emanuele La Rosa (chitarra) e Pietropaolo Veltre (basso). Il momento clou nella famosa scena finale, in cui ‘o zappatore intima al figlio: «Addenocchiate e vasem sti mane», pronunciata da Francesco che – subito dopo – manda un bacio in cielo a papà Mario.