Un difensore che si trasforma in goleador, un capitano che non smette di lanciare nuovi segnali a Maradona e un Mertens sempre pronto a metterla dentro quando meno te l’aspetti. Servono appena quattro minuti di gioco al Napoli per stendere il Pescara dopo un primo tempo caratterizzato da più bassi che alti. Sembra quasi abulica la squadra partenopea nei primi 45’ di gioco, lenta e poco cinica per spegnere un Pescara ben disposto in campo e capace di chiudere tutte le vie per evitare gli affondi sia centrali che sugli esterni, complice il pressing alto e asfissiante assicurato dagli uomini sfrontati di Oddo. Succede tutto nella ripresa dopo la ramanzina di Sarri negli spogliatoi. Apre Tonelli al 46’, il centrale col vizio del gol come pochi, chiudono Hamsik e Mertens. Allo scadere è poi la rabbia di Reina a fare sfondo al successo napoletano quando Hysaj commette un’ingenuità e Caprari si ritrova a bucare la rete dal dischetto dopo il penalty assegnato da Gavillucci. Il tabellone del San Paolo si spegne poi sul 3-1 tra i cori dei tifosi che osannano Maradona, il grande assente di giornata. Ma agli azzurri resta la consolazione di tre punti d’oro che mantengono invariate le distanze dalla Roma, ancora seconda dopo il successo di Udine.
Il primo tempo tra sbadigli
Giro palla sterile tra idee confuse e un’identità momentaneamente smarrita. Non è il solito Napoli quello che affronta nel primo tempo gli uomini di Oddo, fin troppo lezioso per certi versi, come quando Tonelli rischia di fare la frittata per un dribbling azzardato ai limiti dell’area di rigore. La squadra napoletana sembra spenta, poco cinica. E’ l’intera orchestra ad andare in tilt, incapace di assicurare il solito spettacolo. La macchina di Sarri non va all’unisono, ogni suo ingranaggio lavora indipendentemente dall’altro. L’attacco non crea mai grossi grattacapi a Bizzarri, chiamato a intervenire solo su giocate individuali e mai concretamente grazie su azioni corali. Ci provano prima Mertens e Hamsik, poi è Insigne a provare a fare tutto da solo. E allora al muro del Pescara sembra tutto facile, almeno per i primi 45’, complice Albiol e Tonelli che fanno fatica a impostare le azioni, così come Jorginho in cabina di regia. Ne esce un Napoli con poche convinzioni, quasi incapace di trovare le vie in un centrocampo affollato come quello del Pescara. Oddo scheda i suoi con un 3-5-2 che lascia molto poco spazio al Napoli per organizzare il proprio gioco. I cinque di centrocampo – che diventano tre quando gli azzurri si affacciano verso l’area di rigore avversaria perché Benali e Verre vanno immediatamente a completare una linea di difesa a cinque – sono aggressivi sui portatori di palla e limitano molto la durata del possesso palla dei napoletani.
Quattro minuti per lo show
Servono appena quattro giri di lancette per risistemare i conti e dimostrare al Pescara che la musica è cambiata. Nemmeno il tempo di rientrare dagli spogliatoi che Tonelli è già in rete, bravo con un’incornata a segnare la sua seconda rete di fila in maglia azzurra, complice un suggerimento perfetto di Jorginho. Al San Paolo lo spettacolo diventa poi vietato ai deboli di cuore. Dopo due minuti è Hamsik a firmare il raddoppio su assist millimetrico di Zielinski. Bastano due gol al Napoli per ritrovare se stesso, tanto da affacciarsi poi con una buona continuità in fase offensiva. In varie occasioni gli azzurri sfiorano la terza marcatura, in particolare con Jorginho che, poco dopo la mezz’ora di gioco, colpisce la traversa con una conclusione dalla distanza deviata da Bizzarri. Nel finale arriva il gol di Mertens, che conclude una pregevole azione di Allan e arrotonda il punteggio. Poi l’errore di Hysaj e la rete dal dischetto di Caprari per il 3-1 finale.