Torre Annunziata. «Neanche oggi ci ha sparato nessuno». E’ il 15 marzo del 2016 Gaetano Maresca sulla pagina del suo profilo social Facebook sfida i suoi avversari. Lo fa con una semplice frase, secca: un affronto a viso aperto, un monito che condivide anche con Salvatore Esposito e Gennaro Troncato, i suoi soldati.
E’ da poco passata la mezzanotte. L’orologio segna le 00.57 e il ragazzino – noto in città come il figlio del “saccaro” – decide di affidare al social network la sua sfida. Lui è il nuovo baby boss, uno dei rampolli dissidenti dei Cavalieri, uno di quelli che come Ciro Domenico Perna – fondatore del Terzo Sistema – si è messo in testa di comandare e mettere in piedi un feudo dello spaccio. Ma prima di tutto creare una linea del terrore diversa dai vecchi capi storici e dai suoi concorrenti: piazzare bombe, quelle di ultima generazione, telecomandate, zeppe di tritolo.
Maresca però sa di essere osservato, sa che su di lui sono puntati gli occhi di tutti: dell’Antimafia, dei carabinieri e dei rivali a cui non va giù. E così mentre c’è chi in giro avanza persino sentenze di morte su di lui, Maresca replica ironizzando. «Neanche oggi ci ha sparato nessuno», scrive in piena notte su Facebook. Un messaggio per prendere in giro i rivali, un affronto, una presa di posizione per dimostrare che quel ragazzino di paura non ne aveva neanche un po’.
Il baby boss era determinato nel conquistare la leadership della città: lui voleva davvero comandare, ma prima di tutto vendicare la morte del padre. Per farlo aveva bisogno di ritagliarsi un ruolo di spicco in città, di fare gruppo, di creare una squadra e partire dall’affare più semplice, lo spaccio di cocaina: guadagno facile e per tutti. Nel frattempo bisognava arruolare uomini e monopolizzare piazza, scipparle ai vecchi capi e puntare al controllo totale della città. Ovviamente, un piano non condiviso dai rivali. Ma a Maresca poco importava.