Scafati. Le dimissioni da sindaco di Scafati erano coincise con l’inizio di un lungo silenzio, dietro il quale si era trincerato Pasquale Aliberti. Un silenzio infranto nelle ore immediatamente successive alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di scioglimento e della relazione inviata dal Prefetto di Salerno sulla scorta degli accertamenti effettuati dalla Commissione d’Accesso a Palazzo Mayer. Ricostruzione respinta con forza dall’ex sindaco di Scafati che – a più riprese – ha ribadito la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati dagli inquirenti.
Ieri l’esponente di Forza Italia si è soffermato sulla questione degli appalti. Secondo la Commissione, «più del 30% delle aggiudicazioni degli appalti del Comune di Scafati nel periodo 2010-2012 risulta affidato a ditte collegate o comunque riconducibili, in modo diretto o indiretto, ad esponenti dei clan camorristici operanti nell’area casertana e partenopea». Tesi respinta dall’ex primo cittadino che, in un commento social, ha ribadito la sua versione. «Le tre imprese irregolari – il pensiero di Pasquale Aliberti – furono escluse e mai aggiudicatarie di gare grazie all’ottimo lavoro del Dirigente che da oltre 15 anni si occupa del servizio gare e contratti. Il resto serve al marciapiede, anzi alla verità che non è sempre figlia del tempo, soprattutto quando è già scritta nelle carte».