Lui, lei e il boss innamorato. Non è l’incipit di un “romanzo criminale”, ma la storia (vera) del triangolo d’amore “proibito” che stava per costare la vita a Ignazio Magliulo, al secolo “Ignes”.
Da una parte lui, il camorrista part-time amico del padrino Antonio Birra che arrotondava facendo qualche “favore” alla malavita di Ercolano. Dall’altra Natale Dantese, il boss “sfortunato” in amore che ha guidato il clan Ascione-Papale. In mezzo lei: la compagna di Magliulo, una bella ragazza nata nei vicoli di via Pugliano.
A scrivere una storia che sembra venuta fuori da un romanzo è proprio Ignazio Magliulo. Il pentito-lampo, in uno dei suoi primi verbali da collaboratore di giustizia (il suo pentimento è stato reso noto a inizio 2017) ha svelato al sostituto procuratore Sergio Ferrigno i retroscena della sua breve ma intensa militanza nel clan Birra. Parlando, soprattutto, dei rapporti “complicati” con Natale Dantese, il boss amante della bella vita che venne tradito da sua moglie con un marittimo di Torre del Greco.
Magliulo davanti ai magistrati racconta le ragioni del suo pentimento: «voglio dare una sterzata alla mia vita», ripete in un interrogatorio del gennaio 2017. Poi i suoi rapporti d’amicizia con i boss del clan della Cuparella, i raid messi a segno negli anni della faida contro gli Ascione-Papale e soprattutto la sua guerra “privata” con Natale Dantese.
Una guerra di camorra e gelosia, nata per amore di una donna: la moglie di Magliulo. Un amore talmente forte da spingere Natale Dantese a ordinare ai suoi soldati di mettere a segno un attentato dinamitardo. «Ho subito un attentato dinamitardo nel quale venne utilizzato un ordigno tanto potente che l’esplosione scardinò il cancello d’ingresso dello stabile in cui risiedevo – racconta Magliulo agli uomini dell’Antimafia – Mia madre, a seguito di questa esplosione è diventata cardiopatica».
A piazzare quella bomba che avrebbe potuto generare una catastrofe sarebbe stato, secondo il pentito, proprio Natale Dantese. «Da molti anni ho avuto contrasti con lui – le parole del collaboratore di giustizia – contrasti forti perché, da quel che ho compreso, egli era innamorato di mia moglie e per questo mi odiava».
Un amore non ricambiato che spinse al centro della guerra di camorra il 35enne originario di Torre del Greco, “battezzato” affiliato proprio da Antonio Birra e da lady clan Enrichetta Cordua.
Una scelta – come ripete Magliulo – nata sia da quel raid subito che da altre violente “sceneggiate” di gelosia che il boss Natale Dantese avrebbe messo in atto per punire lui e la sua donna. Al punto che il clan decise di “sfrattare” dalla sua abitazione la moglie del camorrista part-time che abitava a pochi metri dal fortino di Dantese in via Canalone.
«Mia moglie, mia suocera e mia figlia sono state minacciate pesantemente, anche con l’uso di armi – racconta l’ultimo pentito della camorra di Ercolano – e vennero cacciate dalla loro casa da alcuni uomini degli Ascione che gli imposero di andarsene dalla casa che occupavano». Uno “sfratto” di camorra ordinato, secondo Magliulo, proprio da Natale Dantese. «Il motivo per il quale vennero cacciate è ravvisabile nel legame sentimentale tra me e mia moglie – le parole del collaboratore di giustizia – legame inviso a Dantese».
L’ennesima storia d’amore e camorra. L’ennesimo capitolo del “romanzo criminale” a tinte rosa che tira in ballo Natale Dantese. Il boss amante della bella vita – i pentiti hanno raccontato delle sue scappatelle negli alberghi a ore – ma sfortunato in amore, come dimostra l’ormai celebre storia del tradimento di sua moglie. Un altro triangolo “proibito” che in quella circostanza stava per costare la vita a un marittimo che si era innamorato della donna del boss.