Una vita per lo sport e lo sport per la vita. La storia della Fondazione Fioravante Polito supera la freddezza degli stereotipi inflazionati, perché racconta un decennio e più d’impegno autentico, speso per una missionnobile e prioritaria: i controlli medici ed ematologici continuati per gli atleti.
Nasce così il “passaporto ematico”, l’idea d’istituire un nullaosta per la pratica agonistica e non solo ch’è diventata una Proposta di Legge. Una grande sfida nel nome di Andrea Fortunato, il calciatore salernitano della Juventus che perse la vita nel fiore degli anni, stroncato dalla leucemia. L’immagine del compianto campione bianconero, che prima di scoprire la terribile malattia che l’avrebbe poi sconfitto s’affacciò pure alla Nazionale azzurra, è stata la stella che ha guidato l’azione di Davide Polito, presidente dell’Associazione (di recente diventata Fondazione) intitolata al papà e istituita nell’agosto del 2006. «Subii due interventi al cuore in quel periodo. Dunque, dovetti necessariamente sospendere il mio lavoro di funzionario di Dogana a Salerno. Così sentii il bisogno d’impegnarmi in un progetto che, assieme a mio figlio Fiorello e a un gruppo d’amici appassionati, è riuscito a diventare un punto di riferimento a livello nazionale», racconta Polito prima della tappa a Castellammare.
Presso il Centro Polispecialistico Mediterranea Diagnostica, infatti, il convegno dal titolo “Lega Pro e prevenzione: al via il passaporto ematico” lancia la Juve Stabia come squadra pilota della categoria impegnata nella battaglia per la salute degli agonisti, ma pure degli amatori. Un’altra tappa, l’ennesima, d’un percorso che ha coinvolto eccellenze del mondo dello sport, diventate protagoniste del “Premio Andrea Fortunato”, un evento che nel corso degli anni ha insignito personaggi del gotha calcistico e non solo, conquistando location prestigiose, dal Campidoglio al salone d’onore Coni del Foro Italico. In quest’élite, tra gli altri, brillano i nomi di (“sir”) Claudio Ranieri, Aurelio De Laurentiis, Giampiero Ventura, Francesco Totti, Giovanni Malagò, Zdenek Zeman e Javier Zanetti, solo per citarne alcuni.
Altro vanto della Fondazione, poi, è il Museo del Calcio, con annessa Biblioteca: ha sede a Santa Maria di Castellabate, dov’è nata l’Associazione, e custodisce un “tesoro” di cimeli che s’arricchisce ogni giorno che passa tra donazioni e aggiornamenti. Lì, nella cittadina di “Beneventi al Sud”, spiccano centinaia e centinaia di maglie, ma pure svariato altro materiale (da libri settoriali alla celebre pipa di Bearzot). Un patrimonio che lo rende raro esempio di centro di documentazione storica sul football. Un altro piccolo sogno ch’è diventato una grande realtà.