«Ho rilevato situazioni di palesi conflitti d’interesse in capo ad alcuni amministratori, circostanza che pregiudica il corretto esercizio dell’azione di governo». Susanna Barba torna all’attacco. Invoca le dimissioni del sindaco Giuseppe Tito e quelle dei consiglieri comunali, esige un ritorno alle urne con una “bonifica” che passi dal commissariamento sotto l’egida della Prefettura. L’ex assessore, estromessa dalla giunta appena un anno fa, rispolvera l’invito a un «gesto di responsabilità». Ovvero farsi da parte, rinunciare a proseguire il mandato consiliare, esigere chiarezza per la gente in attesa che la tempesta passi definitivamente.
Barba lancia stoccate ai colleghi di opposizione e alla stessa maggioranza sostenendo con forza la necessità di chiudere anzitempo l’esperienza amministrativa. «Quello che è certo è che, nella mia pur breve attività di assessore, non ho rinunciato a svolgere un’azione critica al punto che il sindaco mi ha estromesso dalla giunta – dichiara Barba -. La scelta di passare all’opposizione – legittima e per nulla inusuale a tutti i livelli – è scaturita dall’esplicita volontà del mio gruppo consiliare di estraniarmi da qualsiasi momento di confronto e decisionale per cui la mia è stata una decisione quasi obbligata. In questo lasso di tempo ho fatto un’opposizione sui contenuti dell’azione amministrativa, sugli atti prodotti dalla giunta e dal consiglio come lo si può rilevare dagli atti, dalle cronache giornalistiche, da questo mio blog e subito dopo la mia esclusione dalla giunta mi sono fatta promotrice del rispetto delle quote rosa nonostante non avessi alcun diretto interesse sulla questione: l’ho fatto per far rispettare la legge e le prerogative delle donne. Ho sollevato formalmente rivolgendomi agli uffici, ancor prima che al sindaco, senza mai ottenere i dovuti riscontri, circostanza che giudico piuttosto grave visto che mi sono sempre occupata di problemi di generale interesse, non già di questioni personali! Per tutte voglio ricordare la situazione di Ponte Vecchio dove, a dispetto di quanto deliberato a seguito delle mie sollecitazioni e iniziative, permane una situazione critica per la pubblica sicurezza di cui nessuno sembra volersi far carico».
L’ex assessore è una furia e rincara la dose: «Più volte ho denunciato il ricorso sistematico alla trattativa privata, la mancanza di un albo per l’affidamento degli incarichi professionali e così via. Tutte questioni che rivestono un’importanza fondamentale se si vuole assicurare una trasparente gestione della cosa pubblica. Non mi si può addebitare alcun intento speculativo sulle vicende giudiziarie del sindaco non fosse altro che per il lavoro che faccio conosco bene procedure e circostanze per cui sono l’ultima persona cui si può addebitare una strumentalizzazione dei fatti giudiziari. Sul piano politico però ho detto la mia già prima del consiglio comunale allorquando ho rivolto un pubblico invito al sindaco a rassegnare le dimissioni e al consiglio di autosciogliersi perché ritengo pregiudicato il prosieguo di questa consiliatura per tutto quanto accaduto e per le tante situazioni che rilevo nell’esercizio della mia attività di consigliere. A un certo punto bisogna convincersi che i nostri destini non possono influire e quindi condizionare la pubblica amministrazione».
CRONACA
14 marzo 2017
Tito-gate, tabù politico a Meta. L’alleata silurata: «Il sindaco si deve dimettere»