La sfida del gol è un incrocio tra passato e presente che mescola rancori e sogni, conti in sospeso e desideri di rivalsa. Dici Virtus Entella-Salernitana e sì, certo, pensi a Roberto Breda e al suo personalissimo “derby del cuore”, però pure a un duello tra bomber da 26 reti in due.
Il confronto
Ha già segnato 14 volte Francesco Caputo, attaccante dei liguri che nella classifica dei marcatori è secondo, nella scia, pure se un po’ lontanuccio, del battistrada Giampaolo Pazzini, a quota 19 (il cecchino del Verona, a dirla tutta, ha “l’aiutino” di 5 rigori). E poi c’è Massimo Coda, che mangia le polveri della punta di Altamura. Sabato scorso, all’Arechi contro il Brescia, il centravanti della Salernitana ha trovato il suo 12esimo centro in questo campionato, balzando sul terzo gradino del podio dei goleador della serie B. Mica male, per uno che un anno e mezzo fa, oltre che in mezzo ai difensori avversari, doveva battersi tra lo scetticismo dei profeti del flop annunciato, del maxi-investimento sprecato, del «dove ha mai giocato, questo qui?» e dell’ironia tagliante sul suo passato («capocannoniere in Slovenia? Perché, pure lì c’è il calcio?»).
Un girone fa
Il prossimo monday night dei cadetti, allora, è anche, o forse soprattutto, il faccia a faccia tra questi “signori” della prima linea, quasi coetanei (classe 1987 Caputo, ’88 Coda) e trascinatori di due squadre vicine in classifica, però solo visivamente, perché l’Entella, decima, è ad appena un punto di distanza dalla zona play-off, mentre i granata, dodicesimi, accusano un pesante gap di -8 dal confine che cambierebbe la percezione della propria stagione, sin qui tutt’altro che esaltante. Ambizioni, inevitabilmente, aggrappate ai bomber che già all’andata griffarono il pareggio venuto fuori dal match dell’Arechi. Aprì Caputo, colpendo a freddo, al pronti-via, prendendosi un cross di Troiano e approfittando d’una (rara) “cappellata” di Vitale, per battere Terracciano.
L’ex avvelenato
Qui riemersero i rancori d’un passato che ha lasciato cicatrici, sfociando in un’esultanza plateale e un po’ provocatoria nei confronti di quella Curva Sud che non ha mai amato il “Ciccio” tanto osannato – invece – dai gemellati granata del Bari. Storia dell’anno – mica di grazia – 2009/2010, il campionato più mortificante della storia della Salernitana. In quell’estate Caputo, fresco di “doppia cifra” nel precedente torneo di B con i galletti pugliesi (ci avrebbe poi giocato altre cinque stagioni), arrivò all’ombra del Castello d’Arechi con l’etichetta di bomber appiccicata addosso. Non andò granché, eufemismo per non dir altro, in quell’inferno che vide i granata retrocedere con un umiliante ultimo posto, epilogo prematuramente segnato da mesi vissuti tra cambi in panchina, crisi societaria (ch’era già anticamera del fallimento) e prestazioni in campo senz’arte né parte. In questo scenario di macerie, Caputo “ruppe” con i tifosi del cavalluccio marino andando a “sfidarli” e zittirli, platealmente, inutilmente, dopo un gol che regalò una delle poche vittorie di quel campionato, contro l’Empoli. Gesto se non ripetuto almeno rievocato sei anni e mezzo dopo, al momento della rete del 22 ottobre scorso, quando la punta di Breda portò le mani alle orecchie, come a voler dire: «Fatemi sentire i fischi, adesso».
Tabù da sfatare
La squadra ligure, già “bestia nera” dei granata nella stagione precedente (1-0 a Chiavari firmato Costa Ferreira e pari all’ultimo respiro a Salerno, quando Menichini fu ripreso sul 2-2 dal compaesano Iacoponi urlando «mannaggia a lui e a tutta Ponsacco»), accarezzò il colpaccio all’Arechi per un’ora. Poi, nella ripresa, Coda rimise il mondo com’era, spingendo alle spalle di Iacobucci il pallone dell’1-1 finale. A cinque mesi di distanza, lunedì sera, la sfida si rinnova. “Ciccio” contro Massimo. Fino all’ultimo gol…