Con la sua “erre moscia” è sembrato da subito uno che sa far fruttare il molto dal poco, uno, per dirla tutta, che sa farci più con la testa e la lingua che con i piedi.
E’ stato una discreta ala destra, nel senso più classico del termine. Oggi, quasi tutti gli allenatori prediligono giocare con un doppio esterno: due che fungono sia da terzino che da ala che, alternandosi, coprono tutta la fascia. Oscar faceva solo l’ala
Giuseppe Oscar Damiani era una promessa delle giovanili dell’Inter ma solo con la cessione al Vicenza (allora Lanerossi Vicenza) trova la possibilità di esprimere le sue potenzialità. Dal 69 al 72 mette a segno 14 reti, la sua dote migliore è, però, la frenetica mobilità. Sono gli anni in cui diventa “flipper”, sono gli anni in cui si conquista una chance al Napoli. Gli azzurri di Chiappella saranno solo noni a fine campionato. La rosa è piena di buoni giocatori ma nessuno è in grado di far compiere alla squadra partenopea il vero salto di qualità. Oscar segna 5 gol in 26 partite. Non incide più di tanto e il ritorno a Vicenza sembra preludere ad una carriera senza particolari gioie. Invece è proprio con i biancorossi che si guadagna la chiamata della Juve. Primo anno (il 74) è subito scudetto. Due anni e 16 gol. Un addio mai digerito. Tre anni con il Genoa tra A e B. Titolo di capocannoniere di B nel 79 pur con una squadra solo dodicesima tra i cadetti.
Il ritorno a Napoli è strapagato: cartellino da un miliardo e 400 milioni e un ingaggio da 100 milioni. Per Damiani non è una grande annata nonostante i proclami iniziali e la fiducia incondizionata di Vinicio. Nei due anni successivi il Napoli conquista un terzo e un quarto posto, ma Oscar, pur essendo tra i migliori, non contribuisce con molti gol: in 3 anni saranno solo 10. Nel 82 finisce in B col Milan dove vince da protagonista il campionato cadetto. A 34 anni sbarca in America e gioca con i Cosmos.
Poi comparsate a Parma e con la Lazio in serie B.
Oscar è uomo intelligente ed ha uno spiccato senso degli affari: investimenti oculati e varie attività ben gestite sin da quando ancora giocava. C’è anche la passione per l’arte cominciata a vent’anni con un Sironi scoperto per caso. Oggi la sua collezione d’arte è valutabile sui 10 milioni di euro.
Damiani non ha rinunciato al calcio, ma alla carriera di allenatore ha preferito quella di procuratore. Ha curato (in varie epoche) gli interessi di Billy Costacurta, Beppe Signori, Christian Panucci, Marco Simone, Lilian Thuram, Sergio Pellissier e Andriy Shevchenko.
Imperversa nelle reti Mediaset e con la sua caratterista “erre moscia” esprime sempre giudizi molto netti ma che lasciano sempre il dubbio che celino un suo “interesse privato“.
Ai tempi del suo ritorno a Napoli divenne l’uomo immagine per le scarpette della Puma ma seppe anche essere testimonial di abbigliamento sartoriale.
Oscar Damiani è stato un buon giocatore ma soprattutto un ottimo uomo d’affari.