La condanna per avere ucciso la sua ex è arrivata quattro mesi fa, quella per averla prima perseguitata e molestata a furia di telefonate, minacce e pedinamenti slitta ancora una volta. Continua il paradosso giudiziario nella triste storia di Enza Avino, la 37enne di Terzigno, trucidata il 14 settembre 2015 dal suo ex fidanzato Nunzio Annunziata, reo confesso dell’omicidio, che per quel delitto ha rimediato 30 anni di carcere con il rito abbreviato. Il processo per il precedente stalking, nato dalla coraggiosa denuncia di Enza per cui l’uomo finì in carcere solo per poche settimane e sfociato nella tragica uccisione, si celebra invece con rito ordinario davanti al giudice monocratico Agnese Di Iorio del Tribunale di Nola. Sulla carta, dunque, è già di per sè più lungo dovendosi celebrare il dibattimento con più udienze in cui vengono ascoltati i testimoni di accusa e difesa. Stavolta, però, non c’entra la lunghezza del dibattimento che si è ormai concluso da mesi, tant’è che c’è stata anche la richiesta del pm di 4 anni di reclusione per l’imputato. C’entra piuttosto l’astensione nazionale dei penalisti alla quale uno dei difensori di Annunziata, l’avvocato Giovanni Tortora che lo assiste insieme all’avvocato Maddalena Nappo, ha aderito. Rinvio lungo a metà ottobre. Resta infatti sospesa la questione della presunta incompatibilità del giudice. I difensori hanno infatti presentato istanza di ricusazione perché il magistrato avrebbe già dimostrato il proprio convincimento sui fatti oggetto della causa. Respinta dalla Corte d’Appello di Napoli, i difensori hanno fatto ricorso in Cassazione dove pende ancora il giudizio. L’attesa e il paradosso continuano.