Il gemellaggio è roba da ultras. Va oltre la partita, oltre il risultato, oltre la classifica. E oltre i calciatori. È per molti ma non per tutti. Così capita che per “ripicca” ai fischi che piovono dalla Curva Nord barese all’indirizzo di Zito, reo d’aver sbeffeggiato il galletto quando giocava nell’Avellino, i tifosi – non gli ultras – della Salernitana si lancino in un inedito coro d’acclamazione al centrocampista appena prende il posto di Rosina. Schermaglie di calcio, in una festa in cui il pallone è un pretesto.
«Biancorosso e granata» è un’amicizia lunga 34 anni, la Sud Siberiano ci tiene a celebrarla degnamente: ospita ultras (e non) del Bari prima e dopo la gara, perché sul campo ci sono in palio 3 punti di platino, però il gemellaggio è altro, e va da sé. «In un tempo senza memoria c’è qualcosa che resta com’era: Bari e Salerno per una vita intera», scrive la Curva granata. Quella biancorossa risponde con un «Per sempre, oltre il risultato». Funziona così, perché sarebbe troppo facile dichiararsi amici e fratelli solo se in campo gli avversari “si spostano” (pasticcio-pastetta del 2009 docet, quando i pugliesi già promossi si “scansarono” e regalarono un altro anno di B all’Arechi). E poi sono gli ultras a esser gemellati, mica le squadre.
Per 90 minuti (in cui la Curva Sud Siberiano si unisce anche al lutto che ha colpito la tifoseria – “rivale” – della Fiorentina) ognuno incita i suoi colori, che si fondono invece nel corteo pre-partita, in una sfilata di bandiere al vento, e pure dopo il triplice fischio. Perché lo 0-0 del campo che non accontenta nessuno è solo una parte, non la più rilevante, d’una festa che va al di là del pallone. Per molti ma non per tutti. Il gemellaggio è roba da ultras…