Torre del Greco. Rimpasto in giunta o niente maggioranza in consiglio comunale. Alla vigilia della riunione dei capigruppo in cui si deciderà la data della terza seduta dell’assise cittadina – le prime due si sono entrambe chiuse con la mancanza del numero legale – arriva un segnale chiaro dagli alleati del sindaco Ciro Borriello: «Serve una verifica politica perché, evidentemente, l’attuale esecutivo non garantisce la tenuta della coalizioni».
La grana debiti fuori bilancio
La levata di scudi degli alleati è legata a doppio filo ai problemi del primo cittadino e dell’esecutivo di palazzo Baronale. Fallito l’obiettivo della ratifica delle delibere approvate con i poteri del consiglio comunale, il leader locale del centrodestra deve approvare in aula i debiti fuori bilancio per scongiurare il rischio di futuri guai con la corte dei conti di Napoli. E qui rischia di cascare l’ex deputato di Forza Italia, letteralmente messo all’angolo dalla mancanza di numeri per affrontare la prova del consiglio comunale. Una crisi ora aggravata dallo spettro di un eventuale danno erariale capace di fare scappare a gambe levate gli alleati.
Il coltello dalla parte del manico
Approfittando della evidente debolezza del capo-padrone di palazzo Baronale, immediati sono spuntati i “ragionieri” della coalizione di centrodestra uscita vincitrice dalle elezioni del maggio 2014. «I conti non tornano, perché con una giunta composta da sette assessori politici la maggioranza dovrebbe essere garantita». Insomma, la lingua batte dove il dente duole da sei mesi: il rimpasto.
Il flop del manuale Cencelli
Il ragionamento è in linea con le indicazioni fornite da Ciro Borriello a dicembre, quando il sindaco scampò alla sfiducia con l’azzeramento-farsa dell’esecutivo: «Ogni assessore deve essere sostenuto da due consiglieri comunali», ebbe a dire il primo cittadino prima di confermare in blocco – con la sola eccezione di Anita Di Donna e Ferdinando Guarino, poi rimpiazzati con Gerardo Mazzeo e Angela Laguda – la sua squadra di governo cittadino. Ma, conti alla mano, i calcoli del chirurgo plastico con la passione per la politica si sono rivelati sbagliati. Perché non solo la maggioranza non può contare su 13 sì, ma – come accaduto in occasione del consiglio comunale di aprile – rischia di non arrivare a undici.
Caccia alle poltrone
Una circostanza capace di riaccendere la caccia alle poltrone da parte degli alleati rimasti fino a oggi a bocca asciutta o quasi. La poltrona più ambita resta quella del vicesindaco Romina Stilo, ma la first lady di palazzo Baronale – difesa a spada tratta da Ciro Borriello – non sembra intenzionata a mollare. Con Domenico Balzano apparentemente intoccabile – il riferimento di Donato Capone è blindato – la poltrona più traballante sembra quella dell’assessore ai lavori pubblici Luigi Mele, scaricato da tutti dopo le grane giudiziarie e i veleni dei corvi del Comune. E lo stesso Ciro Borriello, messo all’angolo, potrebbe alla fine decidere di assecondare gli alleati.
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