Con 11 presenze (quasi tutte da subentrato) e 1 gol (all’Ascoli ) anche Ciro Muro ha dato il suo piccolo contributo alla conquista del primo storico scudetto del Napoli di Maradona. Essere l’alternativa di Diego non ha certo giovato alla sua carriera, ma essere in quella rosa, napoletano nel Napoli, gli ha garantito la sua fetta di gloria. Nella doppia finale di Coppa Italia con l’Atalanta, Ciro segna anche all’andata e mette l’ipoteca per la vittoria del secondo trofeo di quella favolosa annata. Stavolta la sua presenza è da protagonista. Dopo l’esordio in A a 20 anni col Napoli e la parentesi in C1 col Monopoli, torna in serie A con il Pisa dove gioca 29 partite e segna 4 gol. Il ritorno al Napoli è il premio alla stagione molto positiva con i toscani. È un numero 10, ma a Napoli c’è Diego che è titolare indiscutibile. Maradona, però, è anche un grande uomo spogliatoio e coinvolge anche i giocatori meno utilizzati facendoli sentire comunque protagonisti. Dopo l’annata gloriosa a Napoli, Ciro va in Serie B in una Lazio senza grandi nomi. Gioca la sua migliore stagione in assoluto. Con i Biancazzurri è una Promozione da assoluto protagonista condita anche da 4 reti. Non riesce ripetersi in serie A. Torna in B con il Cosenza voluto da Gigi Simoni che gli affida le speranze dei calabresi. La dimensione di Muro è forse propria la serie B, dove le sue indubbie qualità tecniche fanno la differenza. Gioca, però, in squadre di secondo piano e la parabola calcistica inesorabilmente lo porta in serie C. A fine carriera ha vestito 14 casacche diverse in tutte le serie. Le doti tecniche sui calci da fermo gli fecero guadagnare l’appellativo di Murodona.
La carriera di allenatore non è mai decollata. Molti anni nelle giovanili del Napoli dopo l’esperienza da allenatore-giocatore nella Viribus Unitis (Somma Vesuviana)
Ciro Muro ha vinto anche una Mitropa Cup col Pisa nell’86 prima dello Scudetto e la Coppa Italia col Napoli nell’87.