Da ieri mattina ci sono due documenti nelle mani del presidente del consiglio comunale di Terzigno, Giuseppe De Simone, che scottano. Uno riguarda lui direttamente e porta la firma di cinque consiglieri di minoranza e motiva l’atto di sfiducia presentato nei confronti del capo dell’assise. Sono ancora arrabbiati per quanto accaduto il 30 maggio scorso, quando la seduta del consiglio comunale è stata aperta e chiusa nel giro di 2 minuti. Nell’altro documento, inviato per conoscenza anche all’attenzione del prefetto di Napoli Carmela Pagano, i consiglieri di opposizione chiedono la convocazione in adunanza straordinaria per discutere del bilancio consuntivo e per presentare la mozione di sfiducia proprio nei confronti del presidente dell’assise. Insomma, la minoranza vuole la testa di Giuseppe De Simone. Quanto prima possibile. Un documento-bomba protocollato ieri mattina in municipio dai 5 consiglieri di minoranza – Vincenzo Aquino del Pd, Maria Grazia Sabella e Stefano Pagano di Forza Italia e Pasquale Ciaravola e Concetta Ambrosio del gruppo consiliare “Terzigno verso il futuro” – supportato da un’argomentata relazione in cui vengono descritti i comportamenti di Giuseppe De Simone nell’esercizio delle sue funzioni in questi due anni di gestione. «Non ci sentiamo tutelati, non è mai stato imparziale», scrivono nella relazione i consiglieri di minoranza che hanno chiederanno all’adunanza di rimuovere dall’incarico l’attuale presidente dell’assise cittadina.
Ma nella relazione che da ieri mattina il presidente del consiglio comunale ha letto e riletto c’è dell’altro. Perché secondo la minoranza De Simone non rappresenta tutto il consiglio ma «soltanto la maggioranza. Nel corso delle sedute ha sempre avuto un atteggiamento diretto scientemente a limitare i diritti e le prerogative della minoranza, tentando di imporre limitazioni al diritto di espressione e di critica, interrompendo continuamente l’oratore di minoranza. Ha adottato, invece, una condotta completamente opposta nei riguardi di maggioranza, di assessori e del sindaco».
Le incursioni degli assessori finiscono al centro di un capitolo a parte del documento, «il consiglio comunale di Terzigno è diventato il consiglio degli assessori, in spregio alla legge». Ma secondo le accuse dei cinque consiglieri di opposizione De Simone non ha censurato i comportamenti dei consiglieri autori di «condotte illecite, offensive e diffamatorie. Tanto che spesso nei consigli comunali sono dovute intervenire le forze dell’ordine a causa di liti». Insomma una condotta che, come descritto nel dossier inviato ieri mattina allo stesso presidente del consiglio comunale, fa rabbrividire. E che sicuramente finirà al centro del dibattito nel corso della prossima seduta. «E’ consuetudine di questo presidente e di questo sindaco rispondere alle interrogazioni oltre i 30 giorni previsti». Tra i casi anche la questione del consiglio lampo, l’ultimo atto a De Simone. «Durato due minuti sulla questione del rendiconto, un comportamento poco consono al suo ruolo istituzionale. Ancor più grave è la responsabilità di aver guidato un consiglio avendo all’oggetto il consuntivo in cui la volontà di deliberazione e approvazione del documento appare inesistente o inficiata di nullità, esponendo il consiglio a rischio scioglimento». Un caso destinato a far discutere e che ha investito direttamente il prefetto di Napoli che ora dovrà esprimersi in merito all’eventuale ripristino della guida imparziale del consiglio comunale e il sereno e sicuro svolgimento dei compiti delle prerogative dei consiglieri comunali, come chiesto dalla minoranza.
politica
20 giugno 2017
Caos a Terzigno, la minoranza vuole sfiduciare De Simone