Ha pianto alla lettura della sentenza. L’ex sindaco Annarita Patriarca non ha perso un’udienza del processo. Non poteva non esserci ieri pomeriggio.
Qual è stata la prima sensazione alla lettura della sentenza?
«Di liberazione. Come la luce in fondo al tunnel. E’ stata la fine di un incubo».
Quale la cosa che l’ha più colpita durante tutto questo lungo procedimento giudiziario?
«La sensazione di impotenza che ti prende quando non vieni creduto di fronte ad una evidenza palmare. Al di là delle vicende processuali, questa storia mi ha segnato dentro. Durante la fase delle indagini sono stata mandata fuori regione e in quel periodo ho perso una gravidanza. Una cosa che mi ha definitivamente segnato la vita».
Ritiene che queste vicende abbiano inciso sulla decisione dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche?
«Questa vicenda del trasporto scolastico è un falso storico come altri finiti nel tritacarne di uno scioglimento ingiusto. La verità ha percorsi tortuosi ma alla fine trova sempre la strada per emergere. Non mi stancherò mai di ripetete che siamo stati l’unico Comune ad essere sciolto per inquinamento elettorale di una camorra, la stessa che secondo la commissione ci avrebbe condizionato, che votò per il mio avversario al ballottaggio come si sente esplicitamente ammettere dal capoclan al figlio durante un colloquio in carcere intercettato».
Tornerà in politica?
«Torno dai miei figli. Oggi, dopo tanto tempo, con la serenità nel cuore. Sono loro oggi il mio unico pensiero. La mia è una vita da ricostruire dopo le macerie di queste inchieste giudiziarie. Non c’è spazio per altro adesso».