Da vittima di quella terribile rapina nella sua gioielleria di Castellammare a testimone per Noi con Salvini. Michele Cimmino è il primo della platea di simpatizzanti e militanti del movimento, ieri riuniti all’hotel Ramada, a prendere la parola. “Non sono iscritto, non ho nessuna tessera” ci tiene a puntualizzare poco prima di entrare in sala, anche un po’ per non mettere in difficoltà il fratello Gaetano, che però non c’è, candidato alle ultime elezioni nelle fila di Forza Italia a Castellammare e che già si mormora possa presto abbracciare Matteo Salvini, dopo le esperienze nel Pd e con la sinistra di Salvatore Vozza. “Ho accettato l’invito a portare la mia testimonianza perché senza dubbio il movimento di Noi con Salvini è l’unico che con coerenza ha sempre posto il tema della sicurezza, al contrario di altri partiti che lo cavalcano solo in campagna elettorale e che avrebbero magari voluto speculare sulla mia storia”, spiega. Il ricordo dei quattro rapinatori e quelle armi puntate sulla sua faccia sono ancora tremendamente vivi negli occhi del gioielliere che rivela “Ho fatto richiesta per il porto d’armi”. “Non so cosa avrei fatto quel giorno – dice – se avessi avuto una pistola, ma probabilmente se l’avessi usata io sarei finito in galera e i rapinatori sarebbero a piede libero perché oggi la legge non ci tutela. Ecco perché sarò a disposizione del movimento e in tutte le sedi per sensibilizzare sul tema della legittima difesa e della certezza della pena”. Sorride alla possibilità di una candidatura. “Non ci penso affatto, ma di certo starò a disposizione di Noi con Salvini, che mi sono stati molto vicino, per condurre la battaglia della sicurezza dei cittadini e della difesa del territorio” risponde il gioielliere che dai rappresentanti del movimento ha già ricevuto una targa e che nei prossimi mesi, se verrà in Campania, potrebbe anche finalmente incontrare il leader nazionale. “Ora quello che mi preme è che ci si batta per difendere la sicurezza dei cittadini onesti e di chi ogni giorno come me si alza con la paura che possa capitargli qualcosa, mentre sta lavorando subendo magariv anche il torto di non vedere punito chi lo aggredisce”. Da quel giorno – fatta eccezione per la grande vicinanza dei cittadini di Castellammare e delle forze dell’ordine – per Michele non ci sono dubbi: “Non solo non è cambiato nulla a Castellammare, ma le cose sono anche peggiorate – dice con amarezza -. Dopo pochi mesi ci sono stati altri episodi: una rapina ad un collega, poi l’assalto al portavalori, un agguato fino agli ultimi feriti di queste ore. E la cosa assurda è che c’è chi dice che siamo una città sicura e del turismo: questo significa rasentare il ridicolo e negare la realtà”. Nonostante la voce spezzata dall’emozione, Michele con forza denuncia e continuerà a farlo. “Ho chiesto più volte di convocare un tavolo con commercianti, istituzioni e tutti i soggetti in campo per affrontare il problema della sicurezza, senza essere ascoltato. Tanto che alcuni colleghi si stanno organizzando in un’associazione per tutelarsi, ma non dovrebbe essere così. Siamo lasciati soli”.