Castellammare caput mundi Pd. La riammissione delle 128 tessere on line pagate con un’unica carta, quella del presidente del Consiglio comunale stabiese, Eduardo Melisse, stravolge il regolamento del Pd. La decisione della Commissione regionale di garanzia di accettare il ricorso degli iscritti, ribaltando la scelta del nazionale che aveva annullato le tessere, mette in discussione le regole sul tesseramento del partito. Il caso Castellammare diventato uno scandalo nazionale durante le Primarie, tanto che Roma inviò a Napoli il commissario Emanuele Fiano, si trasforma ora in un precedente. Legittimando e aprendo la strada a chi voglia pagare dalle tre alle duecento tessere per conto di altri. Richiamando l’articolo 49 della Costituzione per cui “ogni cittadino è libero di associarsi liberamente” e di aver nominato Melisse loro “rappresentante istituzionale” per versare le quote, gli iscritti l’hanno spuntata. Una formula che ora potrebbe essere usata anche da altri. Rivendicando che se è valsa per Castellammare, senza che il nazionale intervenisse, perché non dovrebbe valere per tutti?
Dall’appello di Carpentieri al no comment di Tartaglione
“La pronuncia della Commissione regionale rappresenta un precedente, visto che il regolamento nazionale non contemplava la possibilità di far pagare tessere a terzi” ha commentato il segretario provinciale Pd, Venanzio Carpentieri che era insieme a Fiano, quando quest’ultimo decise di annullarle. “A questo punto posso solo augurarmi che il partito nazionale intervenga facendo chiarezza sul regolamento, su cosa si può fare e cosa no”. “Non commento le scelte della Commissione regionale che è autonoma dalla segreteria” si limita a commentare il segretario regionale, Assunta Tartaglione. Di certo quegli “anticorpi” che avevano funzionato come sbandierò Fiano insieme ai segretari locali, quando scoppiò lo scandalo tesserificio e il partito intervenne con l’annullamento, sono diventati bolle di sapone. Le tessere sono state riammesse e Melisse ritenuto all’epoca “incompatibile con il Pd” non solo si è iscritto, ma ora in qualche misura sarà anche determinante al Congresso dove potrà votare insieme ai suoi sostenitori.
Melisse l’uomo che rompe gli equilibri
L’ultimo dei fedelissimi dell’ex sindaco Nicola Cuomo. L’unico a salvarsi dall’epurazione interna al Pd che seguì lo scioglimento dell’amministrazione nel 2015. Melisse punta a rompere nuovamente gli equilibri all’interno dei dem di Castellammare. Il suo nome fu inserito al fotofinish nella lista del Pd alle ultime elezioni. Arrivarono pressioni pesanti da Napoli: Raffaele Topo insieme a Loredana Raia pretesero che il suo nome fosse inserito nella lista del Pd, che ormai era stata apparecchiata dai fedelissimi di Mario Casillo e Andrea Cozzolino per blindare l’elezione dei rispettivi consiglieri. Melisse conquistò 855 preferenze, risultando il terzo più votato. Il “sindaco delle periferie”- così ama definirsi – subito dopo le elezioni ha cominciato a dettare legge all’interno del Pd stabiese, sfruttando il fatto che ormai a Castellammare il partito è rappresentato solamente dal gruppo consiliare. E lì ha fatto pesare la sua forza elettorale. Prima ha imposto la sua elezione a presidente del consiglio comunale, festeggiandola con dolci e champagne nel retro dell’aula Falcone-Borsellino. Poi ha addirittura determinato lo slittamento del congresso cittadino. Nel 2016, quando i cozzoliniani, rimasti fuori dal consiglio comunale, volevano prendersi la segreteria del Pd stabiese, Melisse riunì tutto il partito nel suo ufficio e chiese il rinvio. «Io non ho potuto fare le tessere, perché sono stato inserito all’ultimo istante nella lista e non potete lasciarmi fuori, perché ho contribuito alla vittoria del sindaco Antonio Pannullo e sono il presidente del Consiglio». In quel periodo Melisse utilizzò la sponda dei casilliani. Ora accusa e scarica Topo e Raia “spariti dopo il mio appoggio alle regionali”, punta a rompere il bipolarismo interno ai dem di Castellammare. E ad inserirsi nell’eterna lotta tra casilliani e cozzoliniani facendo pesare quelle 128 tessere pagate che rappresentano circa il 20% del Partito Democratico stabiese.