A quanto pare San Gennaro quella mattina non gli ha dato ascolto quando, fresco vincitore delle primarie grilline on line, baciò la teca con il sangue del santo, sognando la poltrona da premier. La corsa di Luigi di Maio per la presa di Roma rallenta e la ‘benedizione’ – in senso ironico – gliela dà l’avvocato-incubo di Beppe Grillo. Presentato il ricorso contro il voto on line che a settembre ha eletto il ragazzo di Pomigliano arrivato in Parlamento con una manciata di voti, il candidato premier del Movimento Cinque Stelle. A firmarlo Lorenzo Borré, diventato ormai il legale dei dissidenti grillini per cui ha seguito già i casi di Napoli, Roma, Genova e Palermo, spuntandola cinque volte su cinque.
Il ricorso
Ad impugnare le primarie grilline – il ricorso è stato depositato ieri presso il tribunale di Roma – una ventina di pentastellati, con in prima linea Riccardo Di Martiis. Militante da cinque anni, è il fondatore di “Rinascimento pentastellato”, nato quando sono cominciate le prime crepe e divisioni in un movimento accusato di “non perseguire più idee e valori originari”. Alla base del ricorso la violazione dell’articolo 7 del non Statuto, secondo cui non possono essere candidati iscritti con procedimenti penali. Norma che Grillo ha cercato di aggirare con una modifica ad personam: Di Maio infatti ha due querele, presentate dai grillini Marika Cassimatis e Giovanni Favia. Ma le “modifiche – spiega Borré – si possono anche fare a patto che si segua quanto stabilito dal procedimento, che prevede il coinvolgimento del 75% degli iscritti”. Non l’unico capo d’accusa: violato, si legge nel ricorso, anche il principio di uguaglianza degli associati – infatti potevano partecipare alle primarie solo i portavoce – e l’esclusione dei riammessi nel M5S. Vizi anche sul versante dell’informazione: ad alcuni non sarebbe stata comunicata l’indizione delle votazioni, mentre altri a causa del sistema operativo andato in tilt non sono riusciti ad esprimere la loro preferenza. L’esito del ricorso è atteso entro Natale e in caso di accoglimento le primarie saranno annullate e da rifare.
L’avvocato anti-Grillo
“Sono uno scaramantico e preferisco non pronunciarmi sulle possibilità di un esito positivo anche per rispetto dei giudici che dovranno valutare, ma crediamo ci siano tutti i presupposti fondamentali per questa battaglia” ha commentato Borré al telefono. Proprio a fine ottobre Di Maio, insieme a Alessandro Di Battista e il candidato alle regionali siciliane, Giancarlo Cancelleri con un post su Fb ci tennero a precisare, forse per timore li querelasse dopo averlo parlato di “ricorsi azzeccagarbugli”, che “la competenza professionale di chi ha redatto il ricorso per le regionarie siciliane è fuor di discussione”. D’altra parte finora Borré ha sempre avuto la meglio. “Non mi permetto di giudicare l’onestà o la buona fede e credo lo Statuto sia fatto bene – dice commentando il sistema grillino –, ma di certo ci sono delle criticità”.
Le scuse di De Luca e il confronto con Renzi
Intanto ieri di Maio è tornato sul tweet del grillino Angelo Parisi “Ti bruceremo vivo” aveva scritto riferendosi al capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato ‘padre’ della legge elettorale. “Aspetto da un anno le scuse di De Luca, del segretario nazionale del Pd e dei capigruppo del Pd alla Camera e al Senato”. In un video ha ricordato che il Governatore “invitava ad ammazzare me, Di Battista e Roberto Fico. Nessuno lo ha sbattuto in prima pagina o ne ha parlato. Quando si sbaglia, ammettere l’errore e chiedere scusa è doveroso. Quando è capitato noi lo abbiamo fatto”. Intanto ieri l’ok al confronto tv con Matteo Renzi: appuntamento il 7 novembre su La7 a “Di Martedì”, trasmissione condatta da Giovanni Floris.