Quasi mille morti e tra i cadaveri oltre duecento bambini. Sono i numeri apocalittici legati alla storia del Tempio del popolo, un movimento laicale di volontariato che si definiva Discepoli di Cristo. Fu fondato dal predicatore James Warren Jones (nato nel 1931) e conobbe il suo tragico epilogo il 18 novembre del 1978, con il suicidio-omicidio collettivo che portò alla morte di 918 adepti, compresi 219 bambini. Il suicidio di massa avvenne a Jonestown, in Guyana, dove sorgeva un progetto avviato dalla setta per la costituzione di una comune agricola. Il movimento era nato nel 1955 nello stato americano dell’Indiana ed era noto come “Ali della liberazione”. Più tardi cambiò il nome in “Tempio del popolo”, e nel 1965 si trasferì in California. I componenti venivano invitati a vivere in comune, e si pescava essenzialmente tra gli emarginati e le minoranze etniche.
Il movimento praticava una apparente integrazione e professava tra gli insegnamenti di Cristo e del comunismo dottrinario stalinista.
Per incrementare il proprio potere, Jim Jones si servì dell’appoggio elettorale dato al Partito Democratico e appoggiò l’elezione a sindaco di San Francisco di George Moscone, eletto nel 1976, di cui il capo del movimento divenne “commissario degli alloggi”. Successivamente gli aderenti al movimento si trasferirono nella giungla della Guyana nella nuova città di Jonestown in un territorio al confine con il Venezuela per un “progetto agricolo”. Doveva essere un paradiso in terra einvece divenne un inferno. Prima furono uccisi alcuni “ispettori” arrivati su segnalazione di parenti di alcuni adepti secondo i quali quel posto era un campo di prigionia, quindi Jim Jones ordinò un suicidio di massa. Morirono quasi tutti bevendo cianuro. Pochi furono i sopravvissuti.