“Non mi piace definirlo abortito, ma sicuramente quel patto non è andato come credevamo: si è rivelato inutile e quindi non ha più senso tenerlo in piedi”. Dietrofront del Pd sull’accordo-inciucio con Luigi de Magistris e Fi in Città metropolitana. Questione di tempo, Peppe Iossa capogruppo democrat in Città metropolitana annuncia la rottura dell’asse e all’indomani del Congresso del partito, messo in ginocchio dalla guerra tra ex Ds e ex Dc, lancia l’allarme ai dirigenti: “Fermatevi e trovate un accordo o le conseguenze per i sindaci dei Comuni della provincia e per i territori saranno gravissime”.
Iossa, Lei è stato tra i promotori e difensori del patto in Città metropolitana, è pentito?
“Mettiamo le cose in chiaro: a promuoverlo non sono stato io, ma il partito provinciale e regionale. Pentito no, abbiamo tentato una strada per sbloccare una paralisi dovuta ad una legge fatta malissimo. All’esito del voto non c’era una maggioranza e una minoranza, anche se sfiduci il sindaco, tra l’altro non eletto, il Consiglio va a casa e lui no. Fare un accordo ci sembrava l’unico modo per dare risposte ai cittadini e per non perdere fondi, come stava accadendo a inizio consiliatura quando facevamo opposizione”.
Un accordo basato sulle deleghe concesse da de Magistris e che avete difeso a spada tratta. Ora ci ripensate, perché?
“Le deleghe per i dirigenti non hanno alcun valore, pertanto ai fini dei provvedimenti sono risultate inutili. In più in molti casi si sovrappongono, non si capisce a chi spetta fare cosa”.
Insomma un buco nell’acqua.
“Non del tutto, molti provvedimenti arrivati in Aula sono stati votati perché condivisi, come ad esempio la delibera sugli incendi”.
Non uno dei migliori esempi: per i Revisori era una materia che non spettava neanche a voi deliberare.
“Non è proprio così, abbiamo superato quell’impasse, ma comunque abbiamo portato a casa anche stanziamenti per i teatri della provincia, per le scuole e tanto altro”.
E allora perché ci ripensate? Di chi è la colpa?
“Il sindaco de Magistris è assente. Non c’è un coordinamento, una linea politica. Abbiamo così difficoltà, come dicevo, anche a tradurre le nostre deleghe in atti amministrativi”.
Aveva ragione Vincenzo De Luca allora, scendere a patti con deMa è stato uno sbaglio?
“Sparare a zero sul partito, come è stato fatto, è sbagliato. Noi abbiamo cercato una soluzione per il bene dei territori. E con la stessa coscienza, ora stiamo facendo delle valutazioni sull’utilità di quell’accordo”.
A quando la rottura con deMa?
“Non c’è una scadenza, ma già lo abbiamo avvisato che così non va bene. Ad oggi non abbiamo ricevuto risposte, né visto un cambio di passo. Quindi non escludiamo che si verifichi molto presto”.
Vi seguirà anche Fi?
“Non lo so, ma quello che contestiamo è un dato di fatto e di certo anche Fi non può che constatarlo”.
Non è servita neanche la nomina di Salvatore Pace a vicesindaco: tra i suoi compiti c’era anche quello di fare da intermediario.
“Pace ha fatto grandi sforzi, ma quello che è venuto meno è de Magistris. Se ad esempio sui trasporti, per cui abbiamo la delega, non stabiliamo una linea tra Comune, Regione e Città metropolitana come si fa ad andare avanti? Così non ha senso tenere in piedi il patto. Capisco i suoi tanti impegni, anche qui si dimostra la debolezza di questa legge, gli amministratori sono oberati. Pure la Conferenza dei sindaci, d’altronde, non riesce a tenersi per mancanza di numero legale”.
Colpa dei sindaci che non ci vanno.
“I sindaci con ci vanno perché è complicato fare tutto e perché lo percepiscono come uno strumento inefficace”.
E allora questa Città metropolitana a che serve?
“Infatti così com’è non funziona. Il legislatore, a mio avviso, dovrebbe o migliorare la normativa o a questo punto meglio abolire tutto”.
All’indomani del Congresso napoletano, s’inasprisce la guerra tra ex Ds e Dc. Che scenari per l’area metropolitana?
“Io ho sostenuto Massimo Costa. Mi auguro che la nuova segreteria o riesca a mediare o se non è possibile chiarisca chi è dentro e chi è fuori al partito. Così non si può continuare e sarà sempre peggio: senza una linea politica unitaria i sindaci e i consiglieri nei Comuni dell’area metropolitana sono allo sbando e le conseguenze sui territori che fanno affidamento alla Città metropolitana per fondi e priorità saranno gravissime”.