Strane coincidenze, la proclamazione del nuovo segretario Pd arriva nel giorno dell’anniversario del terremoto. A ricordarlo è proprio lui Massimo Costa che promette di “ricostruire il partito” in macerie per le lotte intestine, appena salito sul palchetto per il suo primo discorso da numero uno della Federazione provinciale. In prima fila i suoi sponsor, Mario Casillo seduto accanto ad Annamaria Carloni, moglie di Antonio Bassolino e Lello Topo. Facce serissime, per tutta la durata dell’Assemblea provinciale, quelle dei capibastone, continuamente attaccati al cellulare. Dall’altra parte della città, a Fuorigrotta, va in scena la controassemblea degli ex Ds con Nicola Oddati e i suoi e con un ricorso in tribunale che ora ha anche la benedizione del presidente Pd, Matteo Orfini.
Segretario con 7mila voti
Calma apparente .“Visto che bel clima e che bella partecipazione” sbandiera Emilio Di Marzio, entrando all’hotel Ramada. In effetti nella stanza delle famose fritture di Vincenzo De Luca, il clima è caldissimo, quasi caraibico. Sia per la sala gremita che per la tensione con un Congresso, celebrato da una parte soltanto del partito, su cui pende la spada di Damocle del Tar. E soprattutto che è solo l’anticamera di quello che succederà avvicinandosi alle Politiche. I numeri dicono più delle parole: Costa viene eletto segretario del Pd napoletano con 7860 voti. Tommaso Ederoclite conquista invece 771 preferenze. A votare solo il 37% del partito, 9068 gli iscritti (8631 i voti validi) che si sono recati alle urne su una platea di 24mila persone, con gli ex Ds che hanno disertato il voto. Numeri che fanno impallidire, anche se il garante nazionale Alberto Losacco e i segretari regionale, Assunta Tartaglione e provinciale, Venanzio Carpentieri cercano di sfoderare i migliori sorrisi. “Finalmente siamo alle battute finali, è stato un Congresso tormentato, spero che da domani si attiverà la politica e che si possano ricucire i rapporti e le distanze che ci sono” dice Losacco anche in merito al ricorso, ma il peggio in casa Pd deve ancora venire.
L’arringa-addio di Carpentieri
“Sono stati quattro anni difficili” sono le prime ed ultime parole da segretario di Carpentieri nel suo addio-arringa. Emozionato, ma anche visibilmente sollevato di passare il testimone e la gatta da pelare a Costa. L’ex sindaco di Melito si aggrappa alle date, più che ai dati per giustificare un mandato che non ha visto “né fughe, né rigonfiamenti”. “Pressocché invariato” nel numero degli iscritti, dice vantandosene. Piatto, verrebbe anche da pensare. Di sicuro sempre nell’occhio del ciclone per liti, figuracce e scandali. “Hanno pesato le tante competizioni di questi anni, dalle Primarie alle amministrative”. “Diciassette”, scandisce, come la disgrazia in cui versa il partito napoletano. “Esiste un caso Napoli senza dubbio” ammette prima di attaccare quelli che hanno stroncato l’accordo in Città metropolitana, da De Luca agli ex Ds. “Una banalizzazione, anche lì è mancato uno sforzo di comprensione. Questo partito viene bistrattato dall’interno, non c’è compattezza. Anche a Palazzo Santa Lucia e al Governo spesso quelli che dovrebbero essere alleati fanno scelte contro e a danno del Pd e ricevono anche premi, spero che questo cambi” dice rivolgendosi a Losacco, a Roma.
Costa cita Viviani: “Io lo scugnizzo che unirà il Pd”
E’ il momento di passare la palla o la patata bollente, che dir si voglia. Costa, altra coincidenza, viene proclamato sulle note di Vasco Rossi, lo stesso cantante scelto da Oddati per la colonna sonora della sua campagna elettorale. Canzone diversa però: il primario del Cardarelli sceglie “Un mondo migliore”. Certo dovrà fare affidamento a tutte le sue doti di primario per riuscire in un’operazione complicata e pressoché impossibile visto che il Pd ormai è già diviso in due. “Voglio unire questo partito, ascolterò tutti” dichiara, citando lo scugnizzo di Raffaele Viviani, ricordandone le origini di Castellammare. “La lotta non greco romana, ma quella sorda, spietata e implacabile mi ha reso lottatore”. Si definisce lui stesso “uno scugnizzo”, certo che riuscirà nell’impresa “le criticità ci sono, ma non tantissime e si possono superare. Mi sono candidato con umiltà e non credo esistano uomini della divina provvidenza”. No, ma per ricompattare il Pd, però, ci vorrebbe solo una mano dal cielo.