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Tanti iPhone, pochi libri. Ci divora l’ignoranza
CULTURA
29 dicembre 2017
Tanti iPhone, pochi libri. Ci divora l’ignoranza
metropolisweb

iamo diventati abilissimi fotografi, o forse sarebbe il caso di dire «auto-fotografi», ma in compenso diventiamo ogni giorno più ignoranti. O meglio, come si diceva un tempo, la peggiore specie di ignoranti. Cioè quelli «ciucci e presuntuosi». Che non sanno di non sapere, convinti di poter trovare ogni risposta in rete, sui social, o chiedendo l’aiuto al professor Google.

Crollano i lettori

Eccoci qui, finti tuttologi, giganti coi piedi d’argilla, senza le solide basi della cultura. Il popolo dei lettori, secondo il rapporto dell’Istat aggiornato al 2016, è passato in un anno dal 42% al 40,5% della popolazione, prendendo in esame ovviamente dai sei anni in sù. Si tratta di circa 23 milioni di persone che dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista. 

Zero libri in casa

I numeri rappresentano la triste realtà in cui “sguazziamo”, raccontano che una famiglia su dieci non ha alcun libro in casa. Già, nemmeno uno come fermaporte. Spesso la triste realtà vive anche quando c’è una libreria in soggiorno, perché in mnolti casi il numero di libri disponibili è praticamente irrisorio. Il 28% delle famiglie ha dichiarato di possedere non più di 25 libri. Il 63% di avere in casa una libreria con al massimo 100 titoli negli scaffali. Una miseria se guardiamo al passato. Un lusso, purtroppo, se invece guardiamo alle tendenze future.

I libri soprammobile

Stando alla lettura dei questionari Istat ci sono case in cui i libri prendono soltanto polvere, segno di pigrizia e di decadenza. Tra le persone che dichiarano di disporre di oltre 400 libri in casa, infatti, circa una su cinque (21,4%) non ne ha letto nemmeno uno, e una quota equivalente (19,8%) ha dichiarato di leggere non più di tre libri all’anno. Solo tre su dieci si dichiarano lettori. 

«Lettori» e «Non lettori» 

L’Istat ha suddiviso la popolazione tra «Lettori» e «Non lettori», non solo per rimarcare le differenze, ma per capire meglio le tendenze. E per appuntare, in ambito culturale, quali sono le passioni collaterali. E’ emerso, ovviamente, che più si legge più cresce la curiosità verso le altre forme di cultura: il cinema e il teatro, per esempio. Ciò a dimostrazione che la cultura rappresenta un’unica catena virtuosa. A cinema ci va il 68,9% dei lettori e il 41,7% dei non lettori. A teatro ci va il 34,7% dei lettori e il 10,2% dei non lettori. Nei musei ci va il 54,1% dei lettori e il 15,8% dei non lettori. In pratica: l’ignoranza alimenta l’ignoranza.

La scusa della crisi

Si dirà: la crisi. E’ vero, comprare un libro è diventato un lusso per molte famiglie. ma è altrettanto vero che molte famiglie costrette a “spaccare” il centesimo non rinunciano a comprare uno smartphone a rate. Anzi, spesso in casa ci sono più cellulari che libri. E che la crisi sia spesso una banale scusa lo dicono gli stessi intervistati che fanno parte della schiera dei «non lettori». Di questi, il 45% si considera più o meno indigente, e quindi ritiene di dover dirottare altrove le scarse o insufficienti risorse a disposizione nella propria famiglia, il resto, cioè il 54,1% dei «non lettori», conferma che non comprare libri, e quindi non leggerli, rappresenta una scelta consapevole, così come è voluta la decisione di investire in altro modo le risorse a disposizione. 

La moda del digitale

Altra scusa del popolo-social. Si dice: «La carta è il passato, ora si leggono le edizioni digitali». Un’altra balla del popolo dei «non lettori». Chi non legge, non legge e basta. Perché l’ignoranza alimenta l’ignoranza. La pigrizia alimenta la pigrizia. E l’abitudine a leggere post cancella man mano ogni curiosità verso il mondo che ci circonda. Chi non legge si accontenta di «leggere le immagini», i titoli, i post superficiali. I dati Istat dicono che solo il 4% dei «non lettori» ha scaricato libri online oppure letto e-book. Mentre tra i lettori lo ha fatto il 21,6%. Le statistiche provano per fortuna la relazione tra la lettura digitale e la lettura tradizionale e confermano la tesi che il formato digitale non puà rappresentare un’alternativa a quello cartaceo. 

I lettori deboli

Tra i «lettori» l’Istat fa un’ulteriore differenza e cataloga i «lettori deboli» e i «lettori forti». Poco meno della metà dei lettori (45,1%) dichiara di aver letto al più tre libri nei 12 mesi precedent, che sono appunto i «lettori deboli’». Solo il 14,1% si considera «lettore forte», avendo dichiarato di averne letti almeno 12 nell’ultimo anno (13,7% nel 2015). Il 15% delle donne dichiara di leggere in media un libro al mese contro il 12,6% degli uomini. Sono «lettori deboli» quasi la metà dei lettori maschi (49%) e delle persone tra 15 e 17 anni (49%), gli individui con la licenza media (52,9%), quelli in cerca di nuova occupazione (54,7%) e i residenti al Sud (59%).

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