Torre del Greco. Finirà davanti ai giudici della corte di Cassazione di Roma la tragedia del piccolo Angelo Zurolo, il bambino di 3 anni schiacciato dal cancello d’ingresso all’ex campo containers di via Circumvallazione. A 33 anni dalla disgrazia capace di scuotere un’intera città, toccherà agli «ermellini» stabilire se ai familiari della vittima spetti o meno il risarcimento deciso in primo grado a carico dei due tecnici comunali trascinati in giudizio: un verdetto «cancellato» in Appello, mentre – in sede penale – i due ingegneri sono stati assolti da tutte le accuse. In pratica, una tragedia senza colpevoli sotto il profilo giudiziario: una tesi ritenuta inaccettabile dai familiari del piccolo Angelo Zurolo, pronti a portare il caso a Roma. Un ricorso notificato sia ai due tecnici comunali inizialmente accusati per l’incidente e all’ente di palazzo Baronale, chiamato in causa a dispetto delle precedenti sentenze di primo grado e di Appello.
Il cancello maledetto
Era la fine del mese di marzo del 1985 e all’interno dell’attuale parcheggio-mercato di via Circumvallazione c’era il campo containers realizzato per ospitare gli sfollati del terremoto dell’Ottanta: un’area in diverse occasioni presa d’assalto da ladri e senza-tetto, al punto da convincere il Comune a installare un cancello per tenere alla larga i malintenzionati. Il piccolo Angelo Zurolo stava giocando a due passi dall’ingresso del campo containers e un’anta in ferro si staccò dalla pesante struttura e travolse il bambino: la disperata corsa in ospedale si chiuse a tre giorni di distanza, quando – al termine di una straziante agonia – il cuore della baby-vittima si fermò per sempre.
La battaglia giudiziaria
All’indomani della sciagura, cominciò il battaglia giudiziaria per accertare le colpe del tragico incidente: due tecnici comunali – l’ingegnere capo e il responsabile del procedimento – furono indagati e finirono sotto processo. Alla fine di una lunga serie di udienze, i due imputati furono riconosciuti innocenti e scagionati da tutte le accuse. Diverso, invece, l’esito del giudizio civile: in primo grado ai genitori di Angelo Zurolo furono riconosciuti circa 300.000 euro – divisi tra la madre e il padre – a titolo di risarcimento. Un risarcimento da cui – sia in primo grado, sia in Appello – furono esclusi l’ente di palazzo Baronale e la ditta incaricata dall’installazione del cancello nonché la compagnia di assicurazione del Comune. Ma la vera doccia fredda per gli eredi di Angelo Zurolo – il padre del bambino è deceduto durante i 33 anni di attesa – è arrivata lo scorso mese di luglio: a sorpresa, la corte d’Appello di Napoli ribaltò il verdetto di primo grado e cancellò il risarcimento danni riconosciuto ai familiari del bambino. In pratica, gli eredi del bimbo di 3 anni non avrebbero avuto diritto ai 300.000 euro inizialmente riconosciuti dal tribunale di Torre Annunziata.
Il ricorso a Roma
Una sentenza impugnata dai congiunti di Angelo Zurolo, pronti a presentare ricorso davanti ai giudici della corte di Cassazione: un ultimo round a cui dovrà partecipare il Comune di Torre del Greco. L’ente di palazzo Baronale ha deciso – attraverso un’apposita delibera approvata dal commissario straordinario Giacomo Barbato – di resistere alla richiesta di risarcimento danno, giudicata «illegittima e infocata» sulla scorta delle due precedenti sentenze. La difesa del Comune sarà affidata al dirigente dell’avvocatura municipale, Elio Benevento. Chiamato a chiudere a Roma una tragica vicenda costata la vita a un bambino di 3 anni e portata avanti per 33 anni in diverse aule di giustizia. Senza colpevoli.