Nella campagna elettorale dei veleni e dell’odio ci sta anche questo: un manifesto funebre col nome di Matteo Renzi, affisso a Pomigliano d’Arco, la città di Luigi Di Maio e firmato S.i.Cobas.
Scrivono i sindacati: «Da giorni si attende la visita di Matteo Renzi a Pomigliano, invano». I Cobas legano Renzi a Marchionne, e ovviamente al contestato piano Fiat.
«Non viene qui da noi – dicono con ironia – perché avrà saputo che le mirabolanti promesse di Marchionne sul rilancio della principale fabbrica del Sud non si sono mai realizzate». Dicono che ci sono duemila operai in esubero, che gli ammortizzatori sociali sono prossimi alla scadenza definitiva e non c’è un piano industriale per il futuro. Che l’azienda, «dopo aver intascato milioni di bonus e finanziamenti statali, sta dando il benservito per dislocare le sue produzioni dove il tasso di profitto è più alto». Sottolineano un malcontento dilagante e garantiscono che «gli operai si stanno organizzando perché sono stanchi di subire in silenzio».
Accusa anche a Gennaro Migliore, «che la settimana scorsa proprio a Pomigliano è stato sonoramente contestato dagli operai della Fiat, lavoratori di altre fabbriche e gruppi di precari, per i quali le uniche risposte sono stati gli insulti».
E nelle prossime ore «saranno presenti in tutta la città di Pomigliano i manifesti con cui noi operai vogliamo accoglierlo. Renzi scappa, noi avanziamo».