Una difesa orgogliosa del Movimento e dell’operato di Gianroberto Casaleggio, ma anche l’occasione per ribadire le ragioni alla base del M5s “che e’ nato per cambiare il Paese. Non consentiro’ a nessuno di rovinare una cosa cosi’ bella”. In questo si e’ trasformata la testimonianza di Beppe Grillo al tribunale di Napoli nord, ad Aversa (Caserta), nel processo per diffamazione in cui e’ imputato l’ex attivista M5s Angelo Ferrillo che fu querelato da Gianroberto Casaleggio nel gennaio del 2015 per un post su Facebook. La causa e’ andata avanti anche dopo la morte del co-fondatore del M5s, con il figlio Davide che si e’ costituito parte civile. L’attore genovese e’ arrivato alle 9,15. Camicia bianca e giacca grigia, Grillo ha preso posto nell’aula P2 al primo piano, troppo piccola per contenere la folla di giornalisti e curiosi. Venti minuti di deposizione davanti al giudice monocratico Annamaria Ferraiolo, in cui Grillo ha chiarito la procedura seguita in quel caso. “Firmai io l’espulsione di Ferrillo – ha detto il garante dei Cinque Stelle – dopo che il suo post mi fu segnalato dal mio staff. Quando lo vidi capii che era grave e firmai l’espulsione. Poi nel dicembre 2014 creammo un comitato per le eventuali espulsioni”. Diverse le schermaglie con l’avvocato di Ferrillo, Marco De Scisciolo: “Non puoi dare del truffatore e del fallito ad una persona che sta nel tuo movimento – ha sottolineato Grillo – e non si tratta di critiche politiche, ma di offese intollerabili, di calunnie gravi verso una persona che oggi e’ morta”. Grillo ha ricostruito il cammino fatto con Casaleggio ed e’ tornato alle radici del movimento: “Il Movimento 5 Stelle – ha ricordato – e’ nato dall’idea di due persone di successo, che stavano benissimo, come me e Casaleggio, un comico e un manager dell’Olivetti, e solo per dare una mano al Paese, non per lucro. Ci abbiamo rimesso, ma siamo felici di averci rimesso se oggi siamo il primo movimento del Paese. Il movimento – ha ribadito – non e’ nato per scopo di lucro ma per migliorare il Paese. E chi lo criticava era contro il cambiamento. Mettetevelo in testa: noi vogliamo cambiare il Paese”. All’uscita dal tribunale fuori programma con Ferrillo che ha sbarrato la strada al taxi di Grillo chiedendogli a gran voce che fine abbiano fatto i soldi del blog. Momenti di tensione, poi l’intervento delle forze dell’ordine ha consentito al garante Cinque Stelle di guadagnare l’uscita. Il processo riprendera’ il 18 giugno: in quell’occasione e’ attesa la testimonianza di un altro big M5s, Luigi Di Maio.
CRONACA
26 marzo 2018
Grillo in tribunale come teste, nessuno tocchi il M5s