Una morte sospetta avvolta ancora nel mistero. Il primo sussulto della Procura della Nocera Inferiore è arrivato dopo 7 anni da quel decesso in corsia di un 70enne di Terzigno, Giovanni Ambrosio, spentosi all’Umberto I per un’emorragia gastrica e su cui la magistratura aveva acceso i riflettori. Dopo sette anni i familiari dell’anziano continuano a chiedere ad alta voce la verità, fu proprio un loro ricorso a riaprire il caso.
Finisce con sei rinvii a giudizio il decesso di un anziano di Terzigno morto in Rianimazione all’Umberto I di Nocera Inferiore nel gennaio del 2011 in circostanze ancora al vaglio della procura molossa. Fu ricoverato nel nosocomio di via San Francesco per un’emorragia gastrica, il suo cuore cessò di battere ad alcuni giorni di distanza dall’intervento chirurgico: a giudizio i medici della Chirurgia dell’Umberto I che ebbero in cura il 70enne Giovanni Ambrosio prima dell’intervento chirurgico. La Procura di Nocera ha invece disposto l’assoluzione di tutti gli anestesisti. Da ricordare che all’origine erano 31 gli indagati per i quali la Procura nocerina aveva disposto l’archiviazione alla quale si era opposta la famiglia del 70enne di Terzigno trovando consenso nel giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Nocera. Infermieri, anestesisti e medici della Rianimazione sono stati archiviati. Ambrosio era stato ricoverato una prima volta all’ospedale di Boscotrecase, con emorragia e gravi perdite di sangue, prima di essere trasportato d’urgenza a Nocera dopo delle complicazioni. I fatti in questione coinvolsero i sanitari dei reparti di Chirurgia e Rianimazione dell’Umberto I, indagati per il caso clinico risalente al dicembre del 2010, col decesso arrivato nel gennaio 2011. Ambrosio era stato ricoverato una prima volta all’ospedale di Boscotrecase, prima di essere trasportato d’urgenza a Nocera dopo delle complicazioni. All’Umberto I i medici gli diagnosticarono un’emorragia gastrica, col 70enne sottoposto d’urgenza ad un delicato intervento chirurgico. L’anziano di Terzigno fu sottoposto all’operazione dopo aver effettuato gli esami di diagnostica del caso. Il decorso postoperatorio partì già compromesso, col quadro clinico in bilico e l’avvio delle terapie di emergenza, comprese delle trasfusioni. Nonostante tutto le condizioni dell’uomo precipitarono nel giro di poco tempo, col decesso arrivato un mese dopo a Rianimazione dove fu trasferito invano. La prima fase dell’indagine avviata dagli inquirenti su denuncia della famiglia coinvolse una ampia identificazione per trenta persone, tra medici e paramedici dell’Umberto I, compresi tutti quelli che avevano avuto contatti professionali col caso clinico, lungo un intervallo compreso dalla degenza al decesso.