Quando i carabinieri hanno bussato alla sua porta, Felice Savino, era sul divano. Con la moglie e suo figlio. Un pomeriggio tranquillo ma che per lui è diventato invece il biglietto di ingresso per il carcere di Poggioreale. Non avrebbe mai immaginato che la divisa sarebbe tornata a portarlo via. Credeva che dopo tutti quegli anni passati tra i penitenziari di tutta Italia e la sua casa, tra cumuli di pena, condanne e stangate dello Stato, aveva ormai chiuso il suo conto. Che aveva pagato ed estinto tutti i cumuli di pena. Ma non è stato così. Nonostante il giudice del tribunale di Torre Annunziata in più occasioni lo aveva considerato “incompatibile con il regime penitenziario” a causa di una grave condizione di salute che negli anni era stata attestata e peggiorata, ieri pomeriggio, non ha fatto sconti e ha dato il via libera all’ordine di carcerazione. «Il braccio destro di Valentino Gionta deve tornare in carcere » questo l’ordine categorico che i carabinieri hanno rispettato.
Una pattuglia dei militari della stazione di Torre Annunziata – agli ordini del maresciallo Egidio Valcaccia – lo hanno così raggiunto nella sua abitazione di via Nicola D’Alagno. Ma quando gli hanno notificato il provvedimento di arresto ha subito provato ad opporsi. Ha provato a prendere tempo mostrando una serie di certificati sanitari che attestavano la sua malattia. Ma tutto è stato inutile. Le manette sono scattate e per Felice Savino si sono aperte nuovamente le porte del carcere di Poggioreale dopo la condanna ad otto anni. E’ ritornato dove per anni è rimasto recluso, dal divano della sua abitazione dove era stato destinato ai domiciliari alla cella gelida del penitenziario partenopeo. Ora dovrà restarci per un po’. Felice Savino è il cognato del super boss Valentino Gionta, il fondatore della cosca di palazzo Fienga, l’ex fortino del clan, ormai verso l’abbattimento. Savino era il suo braccio destro e per anni ha curato direttamente gli affari della famiglia. Dalle estorsioni alla spaccio di droga, la detenzione di droga e la gestione della cassa della famiglia Gionta. Un ruolo, il suo, di spicco e che nel tempo è servito alla famiglia Gionta anche a controllare gli affari dopo che il clan era stato decimato. Felice Savino, era finito nei guai, qualche anno fa anche per un maxi blitz: curava, insieme al figlio, le tratte della droga tra la Calabria e la Campania, il rifornimento di cocaina in affare con le ‘ndrine. Insomma un personaggio di spicco. E anche ieri, quando i carabinieri si sono fermati davanti alla sua abitazione, i residenti sono scesi in strada. Per tutto il percorso, dalla sua abitazione, fino al carcere, è rimasto in silenzio. Arreso davanti all’ennesima stangata dello Stato.
Giovanna Salvati