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 Mattarella, ribadire la via Ue, il nazionalismo portò alle guerre 
POLITICA
4 novembre 2018
 Mattarella, ribadire la via Ue, il nazionalismo portò alle guerre 
Redazione

Roma – Il presidente della Repubblica commemora i 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale tracciando una linea tra le gesta di eroismo (come quella del soldato semplice Vittorio Calderoni, nato in Argentina da genitori italiani di origine ebraica che si imbarcò per l’Italia per arruolarsi nell’esercito italiano), di coraggio, e gli errori anche “gravi” della classe dirigente dell’epoca. Una linea che idealmente il presidente porta ai nostri giorni tenendo la barra ferma con decisione sull’Europa e rivolta contro qualsiasi nazionalismo. Nel 1918 alla fine l’unità, l’amor di Patria e la determinazione prevalsero, ma ci furono anche sofferenze, tante sofferenze da parte degli stessi soldati e dei civili, un quadro dipinto anche a tinte fosche, dunque,che non va dimenticato (il ricordo è tornato anche alle Foibe) e su cui i giovani di oggi devono avere piena consapevolezza per “vigilare”. “Ricordare insieme” che la scelta della pace e dell’Unità deve sempre prevalere sulle guerre. Un monito che Sergio Mattarella, impegnato oggi in vero e proprio tour de force (tra Roma e Trieste) nel giorno della festa delle Forze Armate, ha alimentato con determinazione ribadendo che “Nessuno Stato, da solo, può affrontare la nuova dimensione sempre più globale”. “Ne uscirebbe emarginato e perdente. Soprattutto i giovani lo hanno compreso” – aveva detto in un’intervista al Corriere della Sera prima di parlare alla manifestazione organizzata a Piazza Unità d’Italia nel capoluogo friulano. “Oggi – ha affermato il capo dello Stato – possiamo dirlo con ancora maggior forza: l’amor di Patria non coincide con l’estremismo nazionalista”. Bisogna “ribadire con forza tutti insieme che alla strada della guerra si preferisce coltivare amicizia e collaborazione, che hanno trovato la più alta espressione nella storica scelta di condividere il futuro nella Unione europea”, ha detto rimarcando come “lo scoppio della guerra nel 1914 sancì in misura fallimentare l’incapacità delle classi dirigenti europee di allora di comporre aspirazioni e interessi in modo pacifico anziché cedere alle lusinghe di un nazionalismo aggressivo”. Un quadro che viene alimentato dai presidenti delle camere: “Le nuove generazioni sappiano sempre che i valori della libertà, i valori della democrazia, i valori della pace non possono mai essere messi in discussione”, ha detto Maria Elisabetta Alberti Casellati, partecipando a Bari nel Sacrario militare alla cerimonia in occasione della Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. “Celebrare la giornata del 4 novembre che rende omaggio a tutti i caduti delle guerre – ha detto il presidente del Senato – significa evocare il sentimento forte dell’unità nazionale, significa preservare la memoria storica, significa tramandare questa memoria perché le nuove generazioni sappiano sempre che i valori della libertà, i valori della democrazia, i valori della pace non possono mai essere messi in discussione”. “Con la Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, commemoriamo oggi la fine della Prima guerra mondiale nel nostro Paese, di cui quest’anno ricorre il centenario”, ha scritto invece il presidente della Camera Roberto Fico. “Il primo pensiero è rivolto a tutti coloro – civili e militari – che persero la vita o rimasero menomati in modo permanente a causa di quel devastante conflitto; è un omaggio non rituale, che deve servire anche a ribadire che, in nessun caso, la guerra può portare a soluzioni giuste e indolori e che non scatenino, a loro volta, nuovi contrasti e più profonde lacerazioni. La memoria delle distruzioni morali e materiali provocate su scala globale – prosegue Fico – deve richiamare tutti a questa consapevolezza, quale monito, soprattutto, a non ripetere errori che hanno segnato nel profondo la storia dell’umanità”. Ma la giornata delle celebrazioni è stata anche caratterizzata da qualche polemica politica. “Più di 600mila soldati sono morti nelle trincee della Prima Guerra Mondiale per consegnare all’Italia sovranità e libertà. È una vergogna che a cento anni di distanza non si ritenga di dover onorare adeguatamente quel sacrificio”, rilancia il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, a margine dell’iniziativa simbolica organizzata a Roma di fronte alla sede di Autostrade.

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